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Si vis pacem, para bellum: gli Usa aumentano il budget della Difesa

by Cesare Garandana
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obamaWashington 5 feb – Cambio di rotta per gli Stati Uniti che, a differenza di quanto avvenuto dopo l’approvazione dei tagli nel 2011, tornano ad investire nella Difesa. Secondo quanto emerso dalle dichiarazione di Mike McCord, sottosegretario e chief financial officer della Difesa americana, il budget richiesto è di ben 534 miliardi di dollari.

A questa cifra, che supera di 36 miliardi il tetto prefissato, va aggiunta la richiesta di altri 51 miliardi per finanziare l’impegno nei principali scenari operativi tra cui Siria, Iraq ed Afghanistan. Il Dipartimento della Difesa ha infatti deciso di porre enfasi alla lotta al terrorismo, confermando anche la propria presenza in Europa e ridimensionando quella sul Pacifico.

La voce “personale” risulta pressoché invariata da: gli stanziamenti salgono a quota 36 miliardi (+1.3%), in aumento anche la spesa per l’assistenza sanitaria del personale mentre scende quella dedicata alla Defense Commissary Agency. Anzi, Mc Cord ha evidenziato “ un eccesso di capacità, per quanto riguarda il personale di esercito e marina e dobbiamo lavorare al loro ridimensionamento, compreso il numero delle basi”.

Ma se il personale non è impattato da questo nuovo trend, a cosa è destinato l’aumento del budget? Semplice, a nuove acquisizioni ed alla ricerca e sviluppo (R&D). I nuovi scenari geopolitici vedono nella supremazia tecnologica militare il principale punto di forza dell’ esercito a stelle e strisce.

Non si può certo dire che la scelta non sia oculata, senza contare che questo aumento degli investimenti sarà tutto a favore di industrie americane dato che, come vedremo, si tratterà esclusivamente di prodotti a marchio USA.

In ambito aeronautico è stato infatti confermato l’acquisto di: 57 velivoli F-35 Lightning II (per un valore di circa 10.6 miliardi di dollari) prodotti dalla Lockheed Martin, 16 aerei da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon (per un valore di circa 3,4 miliardi) prodotti da Boeing e 5 aerei E-2D Hawkeye (per un valore di circa 1.3 miliardi di dollari) prodotti da Northrop Grumman. A questi vanno aggiunti 3 miliardi saranno spesi per il tanker KC-46 della Boeing, 1,2 miliardi per lo sviluppo di capacità di attacco missilistico a lungo raggio ed i ben 821 milioni di dollari previsti per la piattaforma UAS (Unmanned Aerial System) MQ-9 Reaper.  Previsti anche 4,5 miliardi per l’ammodernamento della flotta di elicotteri.

In ambito navale la finanziaria 2016 prevede l’acquisto di due sottomarini classe Virginia, prodotti da General Dynamics Electric Boat, Northrop Grumman Ship building di Newport News, due cacciatorpediniere DDG-51 Classe Arleigh Burke e tre navi LCS (littoral combat ship). A questi vanno aggiunti 678 milioni di dollari per la manutenzione della portaerei George Washington

Stanziati infine quasi ,5 miliardi per la Cyberdefence.

Con numeri di questo calibro, non è difficile capire perché gli Stati Uniti mantengano da decenni la supremazia in ambito militare. La loro industria può sempre contare sul supporto di Washington mentre Finmeccanica, ad esempio, non può certamente dire la stessa cosa di Roma. E finché questa semplice lezione non verrà appresa, noi non potremo mai salire sul podio.

Cesare Dragandana

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