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Federico Gatti, la classe operaia vuole riprendersi il tricolore 

by Marco Battistini
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Gatti classe operaia

Roma, 16 dic – Si dice che la miglior difesa sia l’attacco. E se il miglior attaccante fosse un difensore? In attesa che Vlahovic – un gol nelle ultime dieci giocate – ritrovi se stesso, e al di là del fisiologico (mezzo) passo falso di ieri sera, ci ha pensato il pacchetto arretrato juventino a tenere viva la lotta scudetto. Tra gli altri, nei tre là dietro che si fanno largo in avanti, brilla il rendimento del centrale meno atteso. Federico Gatti, proveniente – per davvero – dalla classe operaia, ha infatti dimostrato di saperci fare in entrambe le aree. 

Dalla Promozione alla Vecchia Signora

Non ha il curriculum del collega Danilo, né il piede educato di Alex Sandro. E nemmeno un impatto a bilancio come quello dell’altro verdeoro Bremer. In principio furono Pavarolo e Saluzzo. Ossia Promozione ed Eccellenza, rimborsi spese per arrotondare lo stipendio da onesto lavoratore – nei mercati e nell’edilizia. Con il Verbania il nostro conquista sul campo la quarta serie. Poi Pro Patria, Frosinone e infine la Juventus: quattro anni, altrettante squadre, salendo sempre di categoria. L’asticella che si alza costante in maniera più che proporzionale. Ma per il classe 1998 l’inimmaginabile salto è stato – come si suol dire – più difficile a dirsi che a farsi. O almeno, così sembra nel vederlo muoversi sul rettangolo verde con la maglia più titolata d’Italia.

Gatti, classe operaia e reti importanti 

Storia e movenze, un po’ Torricelli, un po’ Chiellini. Il novello nazionale azzurro ci ha messo lo zampino – insieme alla capoccia – già più di una volta. Tre gol, nove punti. Essenziale, come questa Juventus tipicamente cortomusista che non vende l’anima al Diavolo del bel gioco. Torino e Napoli le vittime illustri, con il Monza invece – per come si era indirizzata la partita – il timbro dal peso specifico maggiore.

Vittorie prodotte in serie, spesso di misura. Ma sempre una diversa dall’altra. Con un’alta percentuale di artigianalità il numero quattro ha firmato il 25% del bottino finora conquistato dalla Vecchia Signora. Mica poco per uno stopper. Di rapina, all’ultimo respiro, con uno stacco imperioso: il ragazzone di Rivoli – tra le altre cose – ha esibito fin qui un repertorio da centravanti navigato.

La Juventus, provinciale e vincente

Gatti è oggi l’icona della Juventus 2023/24, classe operaia che, al di là delle dichiarazioni dell’allenatore, vuole conquistare l’ennesimo tricolore. Non facciamoci condizionare dal pareggio di Genova. Con alle spalle quasi metà del percorso possiamo tranquillamente affermarlo: Madama ha ritrovato – come si diceva una volta – il suo tipico approccio da provinciale. La stessa applicazione mentale propria delle versioni di Lippi, Capello e Conte. Una squadra sicuramente meno propositiva rispetto al passato. Ma capace ogni volta di “sporcare” la gara, costringendo l’avversario di turno a prevedibili giocate alte dalla trequarti. Ovvero pane per i denti dell’arcigna retroguardia.

Gli altri italiani

Ora, non ci saranno più campioni come Buffon, Cannavaro, Pirlo o Del Piero, è vero. Ma i ragazzi di Allegri danno spesso e volentieri la sensazione di comandare la gara. Pur rimanendo sulla difensiva. Volontà e voglia di vincere laddove magari non arrivano i mezzi tecnici. E’ l’equilibrio di Locatelli, la tenacia di Cambiaso. Ma anche lo spirito di sacrificio del ben più educato (di piede ovviamente) Federico Chiesa. Il quale – umilmente – per la causa si appresta anche a fare il terzino.

La cultura del lavoro di certo non manca. Si dice che Gatti sia già un esempio all’interno dello spogliatoio: Inter permettendo, la classe operaia vuole riprendersi quel triangolo tricolore.

Marco Battistini

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