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Lazio-Inter, una storia italiana oltre ogni risultato

by Marco Battistini
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Roma, 17 dic – Vi abbiamo parlato un paio di settimane fa di come stia cambiando il panorama ultras nel Vecchio Continente. Sebbene gran parte dell’opinione pubblica consideri come un orpello novecentesco quella che a tutti gli effetti è ancora “la sottocultura più numerosa e longeva d’Europa”, il mondo del pallone dimostra (per fortuna) di non poterne fare a meno. D’altronde il colpo d’occhio di una curva piena, colorata e strepitante vende sempre, soprattutto a livello televisivo. A proposito di calcio e giocato e delle mille sfaccettature del tifo organizzato. In questa domenica di metà dicembre l’odierno posticipo di Serie A ci offre uno spunto interessante. Lazio-Inter, non è solo un longevo gemellaggio, ma una storia tutta italiana che continua oltre ogni risultato.

Le notti di coppa

L’amicizia tra la Curva Nord capitolina e quella milanese perdura infatti da trentacinque lunghi anni. Una delle più longeve di tutto lo Stivale. Generazioni di tifosi e un sentire comune che va al di là di ogni questione propria del rettangolo verde. Dalla fine dello scorso secolo ad oggi infatti, spesso e volentieri l’aquila e il biscione si sono “dovuti” contendere obiettivi importanti.

Come il 6 maggio 1998, quando a Parigi Lazio-Inter vale la conquista della ventisettesima Coppa Uefa. La spunteranno, con un secco 3-0, i nerazzurri allenati da Gigi Simoni. Nella stessa stagione la compagine romana conquista invece la Coppa Italia – ai danni del Milan. Un successo che, due anni più tardi, si ripeterà ai danni proprio della sponda bauscia del Naviglio. Quella che per Sir Alex Ferguson era allora la squadra più forte del mondo, si impone di misura nel doppio confronto (2-1 all’andata, 0-0 al ritorno – giocato pochissimi giorni dopo la conquista del secondo scudetto).

Lazio-Inter, una storia del campionato

Dalle coppe alla Supercoppa (italiana). Settembre 2000, Lazio-Inter è una storia che continua nella terza competizione nazionale per importanza. Il pirotecnico 4-3 dell’Olimpico aggiunge quindi un altro trofeo alla bacheca dei romani. In campionato, il 27 maggio seguente, alla terzultima si gioca sul neutro di Bari. Capitan Nesta e soci inseguono i cugini giallorossi, capolista a cinque distanze. Mentre Milan-Roma si sta concludendo sul risultato di 1-1, la zuccata di Crespo porta i biancocelesti a meno tre dalla vetta. Allo scoccare del novantesimo però il fendente dalla distanza di Dalmat “riconsegna” lo scudetto nelle mani degli uomini di Capello.

Dal 5 maggio in avanti

Eccoci al 5 maggio 2002, pomeriggio delle famose lacrime di Ronaldo. L’Inter – stabilmente in testa dal mese di marzo – viene accolta in un Olimpico già vestito a festa. Alle migliaia di tifosi nerazzurri si aggiungono infatti quelli di casa, i quali non hanno nessuna intenzione di favorire né Roma né Juventus nella corsa al tricolore (che alla Beneamata mancava dal lontano 1989). La storia è nota: non bastarono Di Biagio e Vieri, perché due volte Poborsky, Simeone e Simone Inzaghi – sì, proprio l’attuale allenatore dei meneghini – spinsero il titolo verso Torino.

Il Biscione si rifarà. Sulla strada del triplete infatti a tre partite dal termine è ancora Lazio-Inter a scrivere la storia, con la fazione giallorossa diretta interessata. Questa volta nessuna sorpresa, se non per l’autoironico striscione esposto in Curva Nord – Oh nooo – al vantaggio ospite. Ancora nella capitale, di nuovo all’ultimo atto: siamo nel 2017/18, in palio un posto in Champions League. A un quarto d’ora dal termine del campionato i biancocelesti sono avanti, nel risultato e in classifica. Al minuto ‘78 però De Vrij – futuro sposo nerazzurro – frana rovinosamente in piena area su Icardi. Lo stesso centravanti argentino dal dischetto prima, Vecino poi ribalteranno il tutto.

Lazio-Inter: la storia continua

Chi siedeva allora sulla panchina laziale? Proprio Simone Inzaghi, il quale nella sua vecchia casa calcistica da tecnico avversario ha sempre perso (due volte, in entrambe le occasioni per 3-1). Lazio-Inter, la storia continua: oggi il “demone di Piacenza” chiede alla sua ex squadra punti fondamentali in ottica scudetto. 

Marco Battistini

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