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Ritorna il business dell’accoglienza: ecco i dati degli ultimi anni

by Francesca Totolo
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Roma, 18 feb – Ritorna il business dell’accoglienza? L’ex maggioranza formata dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle con il Decreto immigrazione ha in pratica cancellato i Decreti sicurezza di Matteo Salvini, reintroducendo la protezione umanitaria e avviando nuovamente il business dell’accoglienza. Già con l’insediamento del governo Conte bis, i tribunali a cui avevano fatto ricorso diversi immigrati, che avevano ricevuto un diniego alla richiesta di asilo, si erano resi protagonisti per aver emesso sentenze assurde.

Business dell’accoglienza, il ritorno

Si ipotizza per il 2021, con il nuovo governo Draghi, con un’opposizione rappresentata solo da Fratelli d’Italia e con il Decreto immigrazione diventato legge (già pubblicizzato dalla rete dei trafficanti sulle pagine dei social network), una nuova ondata di immigrazione clandestina paragonabile a quella pre accordo Italia-Libia del 2017, con migliaia di persone che sbarcheranno in Italia. Già nel 2020, gli immigrati arrivati sulle coste italiane sono stati il triplo di quelli del 2019. Se ciò non bastasse, pure le Ong sono tornate aggressive con la loro flotta navale e aerea nel Mediterraneo, traghettando più di 1.000 immigrati dall’inizio del 2021, mentre Malta ha praticamente declinato qualsiasi tipo di responsabilità riguardante l’accoglienza, in seguito all’accordo stipulato nel giugno del 2020 in merito alla collaborazione con le autorità di Tripoli in Libia. Per questo motivo, è necessario fare un punto della situazione e confrontare i numeri dell’immigrazione degli ultimi anni.

Richieste di asilo: le decisioni delle Commissioni territoriali

In seguito al primo Decreto sicurezza di Salvini, si è passati dai 20.014 permessi di soggiorno concessi agli immigrati per la protezione umanitaria del 2018 ai 616 concessi per la protezione speciale del 2019, mentre i dinieghi sono passati dai 64.147 ai 76.798 nonostante le richieste di asilo siano state pressoché equivalenti nei due anni (95.576 nel 2018 e 95.060 nel 2019). Il confronto è ancora più chiaro analizzando gli esiti delle domande degli immigrati in percentuale.

Grazie alla razionalizzazione del sistema di accoglienza italiana approvata alla fine del 2018, il 21 per cento dei permessi di soggiorno concessi per la protezione umanitaria nel 2016, il 25 per cento nel 2017 e il 21 per cento nel 2018 si sono praticamente trasformati in dinieghi e quindi in decreti di espulsione dall’Italia consegnati dalle autorità agli immigrati. Solo l’1 per cento nel 2019 e il 2 per cento nel 2020 degli immigrati hanno ottenuto la protezione speciale. Il nuovo cambio di tendenza, causato dall’approvazione del nuovo Decreto immigrazione della ex maggioranza giallofucsia, è palese già negli ultimi due mesi del 2020, in cui i permessi concessi per la protezione speciale sono schizzati dai 70 di ottobre ai 199 di novembre e ai 282 di dicembre.

In percentuale, nel 2020, si è passati da una media dell’1 per cento delle concessioni della protezione speciale dei primi dieci mesi dell’anno al 5 per cento di novembre e all’9 per cento di dicembre, facendo facilmente presagire quello che succederà nel 2021, ovvero il via libera al business dell’accoglienza che foraggerà coop e associazioni, dopo il calo sostanziale dei due ultimi anni.

Caratteristiche demografiche dei richiedenti asilo

Ad ogni sbarco di immigrati, sentiamo parlare esclusivamente di donne e bambini, ma basta analizzare i dati delle richieste d’asilo per appurare che, dal 2016 al 2020, gli uomini sono stati in media l’80 per cento del totale degli immigrati sbarcati (309.246), i minori accompagnati il 10 per cento (29.079) e i minori non accompagnati il 4,5 per cento (20.569).

L’aumento nel 2017 dei minori non accompagnati, passati da 5.930 a 9.782, è stato probabilmente causato dalla legge promossa da Sandra Zampa, allora onorevole del Partito Democratico, sull’incremento delle tutele riservate appunto ai minori non accompagnati sbarcati in Italia (divieto di respingimento alla frontiera, accertamento dell’età senza metodologie mediche invasive e presenza di mediatori culturali durante l’accertamento, rafforzamento degli istituti della tutela e dell’affido familiare, nonché maggiori tutele per il diritto all’istruzione e alla salute che hanno fatto aumentare la diaria riservata ai sedicenti minori non accompagnati).

La legge Zampa è stata fortemente richiesta e spinta da diverse Ong che operavano sia nel Mediterraneo sia nell’accoglienza a vario titolo, come Amnesty International, Emergency, Save the Children, Medici senza Frontiere e Oxfam. Come avevamo già documentato in un precedente articolo, sebbene la legge Zampa abbia prodotto un aumento dei costi dell’accoglienza per incrementare le tutele, nel periodo compreso tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020, sono state ben 4.869 le denunce relative ai minori stranieri scomparsi dai centri d’accoglienza a cui erano stati affidati dopo lo sbarco in Italia.

Le nazionalità dei richiedenti asilo

Nel 2020, su un totale di 34.154 immigrati, sono sbarcati 12.883 tunisini, 4.141 bengalesi, 1.950 ivoriani, 1.458 algerini, 1.400 pakistani, 1.264 egiziani e 1.030 marocchini, ovvero persone provenienti da Paesi democratici riconosciuti dalla comunità internazionale. Nonostante circa l’80 per cento degli immigrati sappia di non possedere i requisiti per la richiesta della protezione internazionale, questi continuano a sbarcare in Italia per tre motivi principali: le lungaggini del sistema italiano delle Commissioni territoriali che garantiscono la permanenza agli stranieri fino all’esito della domanda di asilo (fino a due anni), la benevolenza della classe politica e delle istituzioni in merito alle questione immigrazione, e infine la mancanza di accordi per il rimpatrio dell’Italia con i Paesi di provenienza. È di ieri la notizia che del dimezzamento dei rimpatri degli immigrati, passati dai 7.054 del 2019 ai 3.585 del 2020, a causa dell’emergenza coronavirus. Su 12.883 tunisini sbarcati nell’ultimo anno, solo 1.800 sono stati rimpatriati.

Una buona parte degli immigrati, sapendo di non possedere i requisiti per la richiesta della protezione internazionale e di essere quindi immigrati economici, non presentano nemmeno la domanda d’asilo dopo lo sbarco, facendo perdere le proprie tracce e fuggendo dai centri di accoglienza. Nel 2020, con la quarantena imposta sulle navi predisposte dal governo Conte in Sicilia, gli stranieri irregolari hanno ricevuto il foglio di via al termine dei 14 giorni che gli imponeva il rimpatrio entro cinque giorni. Ciò nonostante, la stragrande maggioranza si sono dileguati, prendendo treni e autobus in direzione di altre regioni italiane.

Basta guardare il numero delle domande di asilo paragonato al numero degli sbarchi per rendersi conto della problematica, nonché per evidenziare che servirebbe un accordo serio e autorevole con i Paesi da cui partono gli immigrati a bordo dei barconi riguardante la collaborazione per fermare l’immigrazione clandestina, in primis la Tunisia: su 26.810 tunisini arrivati negli ultimi quattro anni sulle coste italiane, solo 3.044 hanno presentato richiesta di asilo presso le Commissioni parlamentari. Senza dimenticare, che è una pratica diffusa tra gli immigrati quella di gettare i documenti, le carte di credito e pure le banconote, prima dello sbarco in Italia, per evitare di essere identificati.

Nel 2019, unico anno in cui sono disponibili i dati riguardanti le decisioni delle Commissioni territoriali in merito alle richieste di asilo divise per Paese di origine, hanno ricevuto il diniego alla protezione internazionale il 95 per cento dei tunisini, il 94 per cento dei bengalesi, l’88 per cento degli ivoriani, il 91 per cento degli egiziani, il 92 per cento dei gambiani, il 94 per cento dei ghanesi, il 91 per cento dei guineani, l’80 per cento dei maliani, il 93 per cento dei marocchini, l’83 per cento dei nigeriani e l’86 per cento dei pakistani.

I risultati del business dell’accoglienza

I suddetti immigrati hanno quindi ricevuto un decreto di espulsione, ma sicuramente la stragrande maggioranza sono rimasti clandestinamente all’interno del territorio italiano, a causa sia della mancanza di accordi per il rimpatrio con i Paesi di origine sia della chiusura dei confini degli Stati europei confinanti con l’Italia. Si stima che gli immigrati irregolari siano circa 600mila, molti di questi sono andati a ingrossare le fila del caporalato e della criminalità più o meno organizzata, come avevamo già documentato in un precedente articolo.

Francesca Totolo

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