Cosa si intende con “effetto capelli rasati con il tatuaggio”? Non certo la rasatura del cuoio capelluto per poi effettuare un tatuaggio decorativo. Ecco, la confusione è lecita per chi ha la concezione del tatuaggio come arte decorativa. In questo caso invece si intende un trattamento che vuol combattere l’effetto estetico dell’alopecia; attraverso una pigmentazione del cuoio capelluto si può ottenere un effetto rasatura, quando il soggetto che sceglie questa tecnica, ha necessità di non apparire completamente calvo.
Un nome difficile, per una tecnica ad hoc
Tricopigmentazione è il termine adatto a spiegare questa tecnica di trattamento estetico di nuova generazione che è bene non confondere con il comune tatuaggio. È consigliabile, dunque, non affidarsi in caso di necessità di infoltimento dei capelli a strutture che vi promuovono questo trattamento estetico come un tatuaggio che evidentemente non sono specializzate e tentano di imitare l’innovativa tecnica tricologica.
Analogie e differenze tra tatuaggio e tricopigmentazione
L’unica analogia tra le due tecniche è che entrambe introducono nella cute, al di sotto dell’epidermide, sostanze coloranti atossiche, inoculate con aghi metallici sterili da un professionista qualificato.
Le differenze, invece, sono parecchie. Il tatuaggio classico utilizza inchiostri che non sono bioriassorbili e che quindi, una volta inseriti sotto il derma, ci rimangono per sempre. La trigopigmentazione, al contrario, utilizza inchiostri semipermanenti bioriassorbili che hanno lo scopo estetico di simulare la presenza dei capelli nel cuoio capelluto. Danno il cosiddetto effetto rasatura o comunque la sensazione di un infoltimento dei capelli, a seconda di ciò che si vuole ottenere.
Le figure professionali
Il tatuatore classico e il tricopigmentista (vedi Dott.ssa Ilaria Scipioni https://tricodermostyle.com/ ) sono due figure professionali che si formano in modo differente e che utilizzano strumenti e tecniche differenti. Il primo deve avere competenze artistiche oltre che strumentali, il secondo si specializza esclusivamente per riprodurre sul cuoio capelluto i punti esatti da colorare per rendere visivamente l’effetto infoltimento capelli. Questo presuppone uno studio sulle problematiche della calvizie.
Anche la strumentazione che adotta è differente perché l’ago utilizzato dal tricopigmentista è più sottile rispetto a quello del tatuatore classico; questo perché penetra in uno strato più superficiale della pelle e rilascia una quantità controllata di inchiostro. La disposizione dei puntini sulla cute del capo deve avere una micro-precisione per ottenere una buona qualità che renda l’effetto visivo verosimile a quello naturale del capello rasato. Per questo la tecnica di applicazione è stata appositamente studiata per avere dei movimenti specifici, a formare reticolati di puntini diversi per ogni persona da trattare, in base alla individuale conformazione estetica e cutanea.
Conclusioni
Chi ha seri problemi di calvizie e decide di ricorrere alla tecnica di tricopigmentazione deve assolutamente informarsi sulla figura professionale a cui si affiderà perché la certificazione posseduta da un tatuatore classico e quella posseduta da un tricopigmentista è differente.
Sbagliare nella scelta potrà procurare un danno d’immagine importante. Il rischio che ci possano essere errori nella posizione dei puntini o macchie di colore dovute all’allargamento degli stessi, evidentemente non ben calibrati nella quantità di colore inoculato, è molto alto se chi opera non è qualitativamente formato.