Roma, 7 mar – Un inquietante corollario alla tragedia del mare di Cutro – oltre alle incaute dichiarazioni del ministro dell’Interno Piantedosi, il quale, come altri politici di primo piano del governo non si è forse ancora reso conto di esserlo, a capo del Paese, e non di dover strillare dall’opposizione per compiacere la propria base elettorale -, sono state le parole pronunciate dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e dal ministro per le Politiche del mare Musumeci, entrambi dichiarando come il centrodestra non sia ostile all’immigrazione, anzi, ma solo a quella “irregolare”, e sottolineando infatti il primo come “ci sono tra i 300 mila e i 500 mila posti di lavoro disponibili, e questo può dar vita a un’immigrazione legale, che noi riteniamo giusta”, e il secondo chiedendo accoratamente: “L’Italia apra le sue porte ai migranti economici”.
Perché l’immigrazione legale è una trappola
Dunque, due problemi. Il primo, che basterebbe dare una sfogliata alle pagine di La strana morte dell’Europa di Douglas Murray, o de L’ospite e il nemico di Raffaele Simone (studioso di sinistra tra l’altro, presto rientrato nei ranghi dopo questo libro), o leggere un conservatore – vero – come Enoch Powell, per rendersi conto della gravità anti nazionale di queste affermazioni e delle loro conseguenze se applicate come base di politica interna, sociale e economica.
Un ragionamento simile è quello fatto da Francia, Germania e Inghilterra negli anni del boom economico degli anni ’50 e ’60 dello scorso secolo, con il conseguente picco di richiesta di manodopera da parte delle grandi industrie nazionali, richiesta che fu affrontata dalla politica facilitando gli ingressi di immigrati, partendo dal presupposto, dimostratosi poi fallace, che questi ultimi avrebbero lavorato qualche anno nei paese d’accoglienza, per poi, una volta guadagnatisi un certo risparmio, rientrare nei paesi d’origine. Questa visione bassamente meccanicistica trascurò totalmente il fatto che non solo di una astratta “forza lavoro” si trattava, ma di uomini, con le loro aspirazioni e affetti, e la maggioranza di essi si stanziò in queste nazioni, moltiplicando poi il loro numero pretendendo e ottenendo ricongiungimenti famigliari, cittadinanza, etc.
Il risultato, dopo decenni di sostanziali fallimenti dell’integrazione, e in una Europa in crisi demografica e con crescenti disparità economiche, sono banlieue, No Go Zone, e, nelle nazioni meno forti come l’Italia, crollo dell’occupazione, dei redditi medi e degli stipendi, e lo sfruttamento di quegli stessi migranti da nord a sud, dall’inferno dei campi di Rosarno – qui con l’apparente omertà di amministrazioni, forze dell’ordine e sindacati, sino ai cantieri navali di Marghera, tutto a vantaggio dei grandi gruppi imprenditoriali dell’industria e dell’agroalimentare, e a discapito della comunità nazionale.
Un problema di approccio politico
Il secondo problema è che questa linea di pensiero dozzinalmente pseudo liberista – in realtà clientelare, l’Italia continua a basarsi su un sistema socio-economico con tutti i lati negativi del socialismo e ormai quasi nessuno dei positivi, e tutti i lati negativi del capitalismo con pochi dei positivi – salta a piè pari quella che dovrebbe essere una politica nazionale non diciamo identitaria, ma di buon senso sull’argomento. Se davvero c’è questa mancanza di contatto tra offerta e domanda in alcuni campi, e essendoci allo stesso tempo una forte disoccupazione, dovrebbe essere dovere della politica favorire questo incontro attuando politiche volte alla modernizzazione dell’agricoltura, allo snellimento delle filiere e della logistica, formando giovani e meno giovani alle nuove esigenze del lavoro, facendo crescere così stipendi e appetibilità di queste occupazioni.
Carissimi politici di centrodestra, non siamo del tutto sprovveduti e sappiamo che, come i vostri sodali del centrosinistra siete stati quasi tutti eletti tramite clientelarismi, lobbying, parentela e do ut des – e attenzione, non è qualunquismo questo ma la pura logica base della politica italiana, sopra la quale pochissimi politici si sono innalzati in passato e ancora meno si innalzano oggi. La differenza è che una volta c’era un po’ più di pudore, e non si comunicavano così in chiaro i propri riferimenti principali.
Andrea Lombardi
3 comments
C’è talmente tanto buonsenso in questo articolo che mi sono commosso
La grande balla che con l’immigrazione legale e controllata si annulla quella illegale, invece non ci vuole molto per prevedere che una, si andrà a sommare all’altra, perché gli esclusi che hanno i mezzi ricorreranno all’illegalita’ esattamente come fanno adesso.
[…] Caro governo, favorire l’immigrazione “legale” è un errore madornale […]