Roma, 8 nov – Secondo una diffusa scuola di pensiero, che trova particolari consensi nel partito di governo che reca anche la qualifica di “democratico”, l’aggressione subita oggi dal leader del principale partito di opposizione sarebbe comprensibile e forse persino legittimabile come risposta alle “provocazioni” di quest’ultimo.
Quindi se l’eurodeputato Matteo Salvini decide di andare a far visita in un campo rom le cui spese sono totalmente a carico del comune di Bologna, come chiarito nei giorni scorsi dagli stessi esponenti della giunta, in qualche modo l’assalto alla sua vettura da parte di attivisti antifascisti diventa scusabile.
Insomma, Salvini se l’è cercata.
Ora, che la sortita del leader leghista potesse causare polemiche era facilmente immaginabile. Ma i politici, par di capire, non devono “provocare”. Landini, per esempio, poteva starsene a casa, qualche giorno fa, anziché andare in piazza con gli operai della Thyssen proprio mentre i vertici dell’azienda trattavano la svendita con il governo italiano: poi se prende le manganellate si lamenta. Bastava non provocare, no?
Il paragone, però, non piacerà ai sostenitori della scuola di pensiero di cui sopra. Perché Salvini, a differenza di Landini, è un “razzista”, dicono. Quindi si merita le botte.
Ma allora perché affannarsi a tirar fuori la scusa zoppicante della provocazione? Se uno è razzista è razzista, sempre, anche se non provoca. Si merita le aggressioni, non solo al campo rom, ma sempre. Anche a casa sua. Se devi pestare qualcuno per quello che è (che poi sarebbe il meccanismo mentale alla base del razzismo, per dire…) diventa secondario quello che fa.
E poi il concetto di “provocazione” risulta essere abbastanza elastico. Un leghista al campo rom è provocazione. E un rom a una festa della Lega? E lo stile di vita dichiaratamente ed esplicitamente parassitario di una comunità etnica (con tutte le dovute singole eccezioni che cambiano un acca della situazione generale), condito da quotidiana arroganza e spregio delle più elementari regole del vivere civile non provoca nessuno? E un giornalista dichiaratamente avverso che fa domande impertinenti non è un provocatore? Lì vale la sacra legge dello schiaffone democratico? Se incontro Renzi, o Alfano, o Santoro, o Lilli Gruber, o Formigli, o Vendola per strada e mi ritengo soggettivamente provocato posso sfondargli la macchina?
Attendiamo disposizioni.