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Credevate davvero di vivere in una democrazia?

by La Redazione
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napolitano-depliantRoma, 11 feb – Era il segreto di Pulcinella, in quello che è del resto sempre più un paese di Pulcinella: Silvio Berlusconi, nel novembre del 2011, fu buttato giù perché non abbastanza solerte nell’assecondare il nostro esproprio di sovranità. Il perno fondamentale della manovra fu Giorgio Napolitano, che, in barba alla funzione del Parlamento e al voto degli elettori, tramò fin dall’estate precedente per avere il tanto agognato governo dei banchieri.

A dare conferma di quanto già tutti sapevano è stato il giornalista Alan Friedman che, intervistando anche Carlo De Benedetti e Romano Prodi, ha ricostruito come il presidente della Repubblica abbia contattato il Professore già nel corso dell’estate.

Circostanza confermata del resto dallo stesso ex Commissario europeo in un’intervista al Tg1: “In quell’estate ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un problema”.

Ma c’è di più: mentre Napolitano tramava con Monti, l’allora amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, stava stilando un documento segreto di 196 pagine per Giorgio Napolitano, intitolato: “Un Grande Piano di Rilancio”. Dopo qualche mese Passera verrà incaricato nel governo Monti di guidare il ministero dello Sviluppo economico.

Si sapeva già, invece, che nel luglio del 2011 un manipolo di banchieri si era ritrovato a Ca’ de Sass, sede di Banca Intesa, dove Giovanni Bazoli, De Benedetti, Prodi, Passera e Monti oltre all’ex presidente dello Ior Angelo Caloia avevano discusso amabilmente del futuro del paese e del governo tecnocratico prossimo venturo. Tutto questo mentre il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, evocava un “’partito trasversale’ dei ceti produttivi” che “mette in mora Berlusconi e, di fatto, lo ‘liquida’”, perché proprio “come nel ’92 le parti sociali esigono un cambiamento radicale. Propongono una ‘supplenza’, sostituendo una politica che non ce la fa”. Ancora convinti di vivere in una democrazia?

 

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