Roma, 27 dic – Mattarella, Fassino, Prodi… Il toto-Quirinale impazza e con esso le strategie e le contro-strategie, fra i partiti e all’interno di essi.
La partita è soprattutto fra Renzi e Berlusconi, che tuttavia devono vedersela per prima cosa con il dissenso interno. La novità delle ultime ore è l’apertura dell’ex Cavaliere al nome di Romano Prodi. Quello di Berlusconi è un gioco rischioso: con Forza Italia in caduta libera nei sondaggi e Salvini che erode consensi, votare il nemico storico, l’unico che sia riuscito a batterlo alle urne anche ai tempi d’oro, significa sacrificare il partito in nome dei propri interessi personali.
Berlusconi soffre infatti la propria condizione personale in seguito alla sentenza Mediaset. In cambio di un sostegno a Prodi chiederebbe assicurazioni circa la propria posizione e magari anche della sua azienda.
E Renzi? L’ala ex Pci del partito di governo si è mossa, presentando una rosa di nomi “quirinabili” che va da Fassino, il più quotato, a Bersani e Veltroni. Se davvero chiude il patto con Berlusconi per Prodi, Renzi può fare lo sgambetto alla sinistra interna, presentando un nome di estrazione cattolica ma che il Pd nella sua interezza non può non votare. Inoltre in questo caso si rinsalderebbe il Patto del Nazareno, anche a discapito di Vendola, che nei giorni scorsi aveva proposto proprio Prodi per tagliare fuori Berlusconi.
D’altra parte Renzi preferirebbe forse un nome meno di peso, una personalità meno forte. Prodi al Quirinale potrebbe svolgere un’azione di freno e di contrappeso rispetto a certe intemperanze renziane. Forse Mattarella sarebbe un nome più gradito.
Intanto D’Alema tesse la sua tela, tramando con Forza Italia per sabotare i piani di Renzi.
Comunque vada, sarà un inciucio.
Giorgio Nigra