Roma, 5 dic – La prima notizia è che il Parlamento è delegittimato. E questo si sapeva da un pezzo. La seconda notizia è che a delegittimare i parlamentari ci hanno pensato di nuovo i giudici. E questa non è una novità. La terza notizia è che con gente così i grillini camperanno all’infinito di rendita, nonostante tutte le figuracce inanellate dal M5S.
La Corte costituzionale ha bocciato il Porcellum. Per la precisione, stando al comunicato ufficiale, “ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione”. La Corte ha altresì “dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”. In attesa delle motivazioni, i giudici mandano comunque un avvertimento: “Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
E ora che succede? Delegittimati, in realtà, i parlamentari lo sono politicamente, non giuridicamente, dato che gli effetti della sentenza dovrebbero valere per il futuro. Ora le camere dovranno però legiferare, secondo l’ultimatum della Corte. Se non lo facessero, probabilmente si andrebbe a votare con una legge monca, creata artificiosamente per sottrazione: sostanzialmente un Porcellum senza premio. Ma i risultati di una eventuale elezione di questo tipo sarebbero a forte rischio di una nuova bocciatura in caso di ulteriore ricorso.
Resta da interrogarsi su come si sia giunti sin qui. Definita “una porcata” da suo stesso autore, ovvero Roberto Calderoli, in realtà l’attuale legge elettorale ha diversi padri. Intanto molti dimenticano che tale legge era stata scritta e pensata contestualmente alla riforma costituzionale che però fu bocciata al referendum del 2006. Alcuni elementi di astrusità del testo in vigore derivano anche da questo. E molti fanno finta di non sapere che sull’onda del clientelismo imperante nella prima repubblica, la fine delle preferenze era stata chiesta da molti moralizzatori. Quasi nessuno, infine, sottolinea che per il Porcellum fu presa a modello la progressistissima, democraticissima legge elettorale regionale della Toscana.
Ma queste sono quisquilie, oggi, di fronte a un Parlamento di fatto bloccato e alla cui insipienza deve supplire l’unico potere davvero forte rimasto in Italia: la magistratura. Di fronte alla tragedia sociale, al lavoricidio, alla spoliazione in atto del nostro patrimonio nazionale ora avremo una politica nuovamente ferma al palo della riforma elettorale. La luce in fondo al tunnel non è mai stata così lontana.