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Altro che quote rosa: è tempo di essere madri, è tempo di essere popolo

by Chiara del Fiacco
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quote rosa

Recentemente si è molto parlato di quote rosa nel mondo del lavoro: stabilite per legge, nella pratica poco rispettate. Hanno fatto scandalo le dichiarazioni di Elisabetta Franchi che, da imprenditrice, ha sottolineato l’assenza dello Stato sulla questione dei congedi di maternità, in cui, di fatto, spetta al datore di lavoro anticipare il trattamento economico della futura mamma. È vero che lo Stato poi interviene compensando le uscite di danaro con bonus fiscali, ma le difficoltà – specialmente per la piccola e media impresa – non sono solamente di natura finanziaria, ma riguardano anche le sostituzioni e la conseguente formazione spesso a perdere, dato che difficilmente si potranno, a maternità conclusa, mantenere le due posizioni lavorative (quella originaria e quella sostitutiva, per intenderci).

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di giugno 2022

La signora Franchi ha anche sollevato un tema che i fautori dei diritti a tutti i costi, gente che vive in un mondo effimero a zero aderenza con la realtà, rifiutano di voler vedere: in sostanza, esistono diverse tipologie di carriera; alcune di esse non lasciano molto spazio alla vita personale e, di conseguenza, al sogno di costruirsi una famiglia.

Il cortocircuito delle quote rosa

Ed è così che, nel loro mondo idilliaco, esiste il diritto ad essere madre – anche quando la natura non vuole, allora via alle maternità surrogate con tutti i drammi e gli sfruttamenti che esse comportano –, quello alla carriera e, infine, quello che prevede entrambe le combinazioni. Arrivano le discussioni in parlamento, le quote rosa, la preferenziale per l’impiego femminile e poi arriva la dura realtà. Le quote rosa sono solo un orpello legislativo, le donne perdono sempre più spesso il lavoro, frequentemente lavorano in nero o con contratti part-time che non coprono nemmeno le spese dell’asilo o della baby sitter, e via dicendo. E allora una donna si trova costretta a scegliere, in assenza di uno Stato che preveda – come negli altri Paesi europei – dei sussidi per le famiglie e per la maternità. Forse sarebbe però il caso di…

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