La Puppato stessa ha commentato la vicenda sulla sua pagina facebook: “Ad ogni modo la cosa più bella sono stati i tantissimi messaggi di solidarietà che mi sono giunti da ogni parte. Particolarmente belli sono stati quelli degli iscritti di ANPI che mi hanno chiesto di andare a fare la tessera nella loro sezione. Alcuni di loro mi hanno confidato che voteranno Sì, altri che voteranno No, ma che comunque non condividono l’estromissione di chi la pensa diversamente e pensano che ANPI debba accogliere tutti gli Italiani che si riconoscono nella lotta al fascismo. Rimango convinta che la Riforma Costituzionale, non solo non tocchi alcuno dei principi fondamentali della Costituzione, ma sia un’innovazione capace di dar loro maggior forza, garantendo al meglio la nostra democrazia e per questo voterò Sì”.
La senatrice ha poi postato uno dei messaggi ricevuti, da parte del nipote di un partigiano garibaldino. Il senatore Pd Stefano Esposito ha criticato la decisione dell’Anpi definendola una “follia stalinista”. Stessa linea del collega Andrea Marcucci, che parla di “decisione stalinista”. Davvero singolare la scelta di tale aggettivo per criticare l’Anpi, quando sappiamo che nella Resistenza il 90% delle forze erano effettivamente orientate in senso comunista, allora veramente orientato in senso letteralmente stalinista. La rimozione di questo elementare e indiscutibile fatto storico genera quindi dibattiti surreali. Ma merita di essere sottolineata e condivisa anche la riflessione di Pietrangelo Buttafuoco, che sul Foglio ha sollevato quella che ha definito una “questione ontologica”: “Per essere stata una partigiana, la Puppato, li porta proprio bene gli anni oppure, fuor d’anagrafe, la tessera la vuole per riflesso. Pavloviano, ops, stalinista”.
Giuliano Lebelli
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