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Sì del Senato alla manovra. Renzi parla parla ma alla fine salva i giallofucsia

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 17 dic – La legge di Bilancio è passata in Senato ieri in tarda serata dopo una giornata di continui scontri nella maggioranza e con l’opposizione. L’Aula di Palazzo Madama ha prima dato il via libera alla fiducia sul maxi emendamento con 166 sì e 128 no. Dopo il voto il Consiglio dei ministri presieduto dal premier Giuseppe Conte ha varato la nota di aggiornamento al bilancio, che è stata poi votata dall’Aula con 158 sì e 108 voti contrari. Hanno votato no anche Grassi, Lucidi e Urraro, ex senatori 5 Stelle passati con la Lega. Ora il testo passa blindato alla Camera.

La manovra vale 31 miliardi, di cui oltre la metà con nuovo debito

La manovra vale in totale 31 miliardi di cui, però, più della metà sarà finanziata con nuovo debito. Anche le coperture per il restante fabbisogno non sono sicurissime visto che sono affidate, in gran parte, alla lotta all’evasione fiscale. Il problema, quindi, si riproporrà anche l’anno prossimo (sempre se il governo giallofucsia dovesse superare indenne le tornate elettorali regionali). Per questa volta l’esecutivo è riuscito ad evitare l’aumento dell’Iva che avrebbe richiesto 23 miliardi. Ma, come è noto, bisognerà trovare 20,1 miliardi nel 2021 e 27,1 miliardi nel 2022. Quello che è chiaro, purtroppo, è che la legge di Bilancio introduce nuove tasse, dalla sugar tax alla plastic tax.

Mal di pancia tra i 5 Stelle. In quattro non partecipano al voto

Il voto di fiducia ha scatenato nuovi mal di pancia tra le file dei 5 stelle. I senatori Cataldo Mininno, Lello Ciampolillo, Primo Di Nicola e Mario Michele Giarrusso non hanno partecipato al voto. “Avevo annunciato che non avrei dato il mio voto se non avessi trovato in legge di Bilancio le misure previste nel mio emendamento per gli interventi urgenti sulla messa in sicurezza e l’adeguamento delle scuole a più alto rischio sismico – ha spiegato Di Nicola su Facebook – avevo fatto un appello anche al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Inascoltato”. “Purtroppo si è verificato lo scenario peggiore – prosegue il senatore – Il mio emendamento è stato respinto senza altre misure alternative di prevenzione, che pure ho cercato di fare inserire sino all’ultimo minuto. Per questo, coerente con l’annuncio, non ho votato la legge di Bilancio. Augurandomi che tanta imprevidenza non debba un domani costare dolori alle famiglie. Come voi tutti sapete, il terremoto non avverte mai. Come sta capitando anche in queste ore”.

Paragone: “Ho votato no perché nella manovra c’è solo la gabbia di Bruxelles”

Ha votato no, come aveva annunciato, Gianluigi Paragone: “In questa manovra non trovo nulla di espansivo, se non la logica della gabbia di Bruxelles, per questo voto contro la fiducia“. “Lasciare? Lasciare cosa? L’euro…”, ha ironizzato commentando il voto con i cronisti che gli domandavano se lascerà il M5S. “No – ha detto il senatore – non lascio il Movimento. Non lo lascio perché sono un ortodosso del programma M5S”. Non teme – gli chiedono – che alla fine possano arrivare delle pressioni in tal senso? “In quel caso se la vedranno loro”, ha replicato Paragone. Assente anche la senatrice Vittoria Bogo Deledda che però da tempo non partecipa alle votazioni.

Renzi apre alla Lega sul piano di rilancio dei cantieri

Durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia, Matteo Renzi ha aperto alla Lega: “Io voglio credere ai capi della Lega che evidentemente hanno superato la sbornia antieuropeista del no al Mes visto che sono arrivati a proporre un governo di unità nazionale. Una simpatica tarantella… Se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo Parlamento, votino il piano shock sui cantieri“. Il leader di Italia Viva infatti ha annunciato che “dopo le regionali presenterà un piano shock per 120 miliardi per sbloccare i cantieri”. “Sulla plastic tax e la sugar tax nei prossimi mesi il Parlamento dovrà intervenire. La plastic tax non consentirà ai mari di essere più puliti ma ai lavoratori a vivere con maggiore difficoltà. Lo stesso vale per la sugar tax. Si rischia di colpire le aziende italiane”, ha ribadito l’ex premier. In conclusione, ha chiarito Renzi, “noi non neghiamo la fiducia a questo governo, ma chiediamo al governo un cambio di passo perché il 2020 diventi l’anno della ripartenza per la crescita”.

Lega: “Manovra ‘tutta-tax’, italiani pagano il conto di sette anni di governo Pd”

All’attacco invece la Lega: “È una manovra ‘tutta-tax’, sullo zucchero, sulla plastica, sulle auto aziendali, accise sulla benzina“. Lo ha detto il presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia. “Clima persecutorio verso i cittadini e clima di depressione verso gli imprenditori”, ha denunciato Romeo, che ha detto che “il conto che gli italiani stanno pagando non è quello del Papeete ma di sette anni di governo del Pd con il gioco delle tre carte“.

Il dato politico è che Renzi dopo aver tanto abbaiato come era prevedibile non ha morso i giallofucsia. Anzi questa manovra tutta tasse passa anche grazi ai sì di Italia Viva, che quando si tratta di salvare il Conte bis si fanno passare tutti i malumori.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Fabio Crociato 17 Dicembre 2019 - 11:52

Renzi ha un cordone ombelicale indistruttibile!! Come tanti altri del resto… Non è solo e lo sa benissimo.

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