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Siamo tutti prigionieri della Grande Madre

by Francesco Borgonovo
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Grande madre

Vi sono pochi dubbi sul fatto che ci troviamo a vivere in una società matriarcale, a dispetto di ciò che sentiamo costantemente ripetere a proposito dell’oppressione patriarcale che sarebbe pervasiva e soffocante. Le prove sono più che evidenti: la Grande madre, anzi le Grandi madri perverse sono ovunque. Madre è lo Stato che finge di preoccuparsi della nostra salute, ci reclude in casa e controlla quanto zucchero ingurgitiamo o quanta attività fisica pratichiamo. Madri sono le grandi aziende che ci vogliono bambinoni nel paese dei balocchi, dipendenti dalla poppata ma inetti. Del femminile risaltano in ogni dove gli aspetti deteriori: l’accoglienza è un valore assoluto che non va messo in discussione, al pari dell’emotività. Quante volte vediamo i politici giocare con le emozioni, utilizzarle come strumento di controllo? L’emozione, se ben sfruttata, è come una scossa di terremoto che fa perdere l’orientamento e la lucidità, che pervade il singolo spingendolo in una precisa direzione.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di marzo 2023

Senza timore di allontanarci troppo dal vero, possiamo affermare che si è imposta una nuova forma di un antico culto: quello della Dea, appunto, la Grande madre. Parliamo di una forma di feticismo che impone rituali ben precisi e che si manifesta in maniera piuttosto esplicita nell’ecologismo radicale e nel postumanesimo. Come ammetteva già la femminista americana Camille Paglia, esiste un legame profondo fra la femmina e la natura, ed è proprio la natura, oggi, a emergere come divinità. Nel discorso dominante – per forza di cose spettacolare, dunque superficiale, e banale – ritornano perfino elementi del tantrismo, filosofia indiana che mette al centro la donna. L’idea è che esista una forza cosmica femminile, la Shakti, che si presenta come una sorta di intelaiatura della realtà, potenza creatrice e distruttrice. Una delle sue ultime incarnazioni, non a caso, è la terribile Kali, Kali l’oscura. Il volto deformato dall’ebbrezza, la lingua che spunta dalla bocca durante l’orgasmo, la ferocia tellurica che deflagra nell’orgia di sangue e violenza.

Il lato oscuro e la Grande madre

Non è difficile rintracciare questi elementi orientaleggianti, benché semplificati e filtrati, nelle formulazioni teoriche di pensatori occidentali più vicini a noi, a partire da Wilhelm Reich, il quale parlava di una energia «orgonica» che si dipana nell’intera biosfera, e credeva nel potere taumaturgico dell’orgasmo. Dal rito sessuale del Tantra alla liberazione sessuale che dovrebbe redimere l’umanità liberandola da costrizioni e fascismi, il passo è brevissimo. La dimensione verticale è cancellata e osteggiata. La potenza solare cede il passo alle profondità più scure del suolo e alla tumultuosa liquidità del mare. Più il tempo passa, più tutto l’intero impianto concettuale degrada: nel Tantra la componente spirituale è prevalente, ciò che oggi ne ritroviamo è soltanto il residuo, un fossile. Tanto per fare un esempio: i tantristi nutrivano una sorta di venerazione per il sangue mestruale, che giocava una parte non irrilevante in alcuni riti. Oggi noi nutriamo un’ossessione analoga, ma pubblicitaria e grottesca (date una occhiata agli spot televisivi che passano sulle reti con ampio pubblico femminile, giusto per farvi un’idea). Che il culto si riproponga in forma di farsa, tuttavia, non significa che…

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