Roma, 22 apr – Giornata tesa, ieri, nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove erano in programma le votazioni sugli emendamenti al testo dell’Italicum: tutte bocciate le richieste di modifica.
La Commissione tornerà a riunirsi oggi, intorno all’ora di pranzo, per dare il mandato al relatore per l’Aula. Ma intanto le opposizioni scelgono la strada dell’Aventino. M5S e Sel prima, Forza Italia e Lega Nord poi lasciano i lavori.
Renzi, tuttavia, tira dritto: “Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il Pd ne ha discusso durante le primarie, in assemblea nazionale, in direzione, ai gruppi parlamentari, ovunque. La proposta – che è stata sempre votata a stragrande maggioranza – è stata approvata anche dal resto della maggioranza e dai senatori di Forza Italia. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo”. Per il premier è quindi “tempo di decidere” e la nuova parola d’ordine non lascia margini di dubbio: “Avanti, su tutto!”.
Difende la linea del segretario anche il vice Lorenzo Guerini, che spiega: “Sono sorpreso, non ne capisco la ratio. Mi pare che ci sia la volontà di strumentalizzare, di sottrarsi al confronto e di ricavare qualche beneficio politico in questo passaggio. C’è molta strumentalità. La voglia di fare cagnara intorno a questo passaggio non credo sia un servizio al lavoro parlamentare né al Paese”.
E il clima non è certo reso più sereno dopo il turnover fra i 10 membri della minoranza Pd presenti in commissione che lunedì sono stati sostituiti con altri più fedeli alla linea. I silurati sono Bersani, Bindi, Cuperlo, Lattuca, D’Attorre, Giorgis, Pollastrini, Agostini, Meloni e Fabbri. Al loro posto sono entrati Ermini, Morani, Galli, Vazio, Covello, Bragantini, Bianchi, Gadda, Patriarca e Piazzoni.
Giuliano Lebelli