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Alitalia, il gioco delle tre carte di Air France

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a321ALI11.jpg2b685bc8-478c-4904-8005-40058ba51656LargerRoma, 1 nov – «Siamo un partner leale e serio». Parole di Alexandre de Juniac, presidente di Air France. Il contesto è ovviamente l’aumento di capitale Alitalia, sul quale il gruppo attualmente socio di maggioranza relativa sembra star facendo il gioco delle tre carte. La lealtà non può certo essere messa in dubbio, se non altro perché i transalpini sono alle prese con un ingente piano di ristrutturazione e quindi ogni mossa deve essere da parte loro ben ponderata. Quel che rileva sono le condizioni poste per l’intervento nella ricapitalizzazione della A tricolore, sul piano sia industriale che finanziario.

Dal punto di vista operativo, non è un mistero che Air France richieda una decisa revisione delle politiche di offerta, con un ridimensionamento delle rotte a medio raggio e un consolidamento di quelle a lungo raggio esistenti. Detta in altre parole: ridurre le ambizioni della compagnia aerea per trasformarla in un vettore regionale, in un contesto dove peraltro l’insormontabile concorrenza delle compagnie a basso prezzo non lascia margini. L’esatto opposto insomma di quanto servirebbe per un vero rilancio. Certo, in questo modo il gruppo franco-olandese toglierebbe di mezzo un concorrente. Al che sorge il dubbio su quanto un partner pur leale possa effettivamente essere “industriale” o punti invece alla cannibalizzazione.

Il secondo punto nodale per l’intervento di ricapitalizzazione riguarda invece la struttura finanziaria del gruppo, il cui debito netto complessivo si aggira attorno ai 2 miliardi. Air France spinge per una ristrutturazione che le permetta di non consolidarne parte nel proprio bilancio, a sua volta gravato da circa 5-6 miliardi di passività finanziarie. Opzione lecita, ma non considera il fatto che alla parte di aumento di capitale finora andato in porto –e sul quale i francesi, giova ricordarlo, non si sono espressi– hanno partecipato anche le banche creditrici. Richiedere a loro un ulteriore e gravoso impegno sembra quindi fuori portata.

Così stando le cose, è tutto da vedere se la lealtà condizionata non sia una scusa per defilarsi dall’azionariato o per spuntare ancora una volta condizioni migliorative ma solo per Parigi. Poste Italiane sono già pronte a sostituirsi al socio che abbandona la barca tra i marosi.

Filippo Burla

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