Roma, 16 mag – Nelle scorse ore, in Vaticano, è avvenuto un evento molto importante per alcune parti del mondo che vivono una grave situazione sociale e di conflitti. Papa Francesco ha ricevuto in udienza gli ambasciatori straordinari e plenipotenziari presso la Santa Sede di cinque Paesi. Se Islanda e Bangladesh rientrano in quella che può essere giudicata “normalità moderna”, per le loro posizioni all’interno dello scacchiere geopolitico, di conflitti interni ed esterni, lo stesso non si può dire però di Gambia e Kazakistan e, soprattutto, Siria. Il Pontefice ha infatti espresso in particolare un profondo pensiero “all’amato popolo siriano, che si sta ancora riprendendo dal recente violento terremoto, tra le continue sofferenze causate dal conflitto armato”. Il Papa ha inoltre sottolineato che, osservando attentamente lo scenario mondiale, “anche uno sguardo superficiale potrebbe lasciarci turbati e scoraggiati”.
Le parole del Papa
“Pensiamo a molti luoghi come il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar, il Libano e Gerusalemme, che stanno affrontando scontri e disordini – ha dichiarato il Papa espandendo le proprie preoccupazioni alle zone del mondo che attraversano attualmente periodi di forti crisi e tensioni – Haiti continua a vivere una grave crisi sociale, economica e umanitaria. C’è poi, naturalmente, la guerra in corso in Ucraina, che ha portato sofferenza e morte indicibili. Inoltre, vediamo aumentare il flusso di migrazioni forzate, gli effetti del cambiamento climatico e un gran numero di nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo che vivono ancora in povertà a causa della mancanza di accesso all’acqua potabile, al cibo, all’assistenza sanitaria di base, all’istruzione e a un lavoro dignitoso. C’è, senza dubbio, un crescente squilibrio nel sistema economico globale”.
L’importante ruolo di pace degli ambasciatori
Esortando i presenti a “rimanere ottimisti e determinati nel credere che la famiglia umana sia in grado di affrontare con successo le sfide del nostro tempo”, Bergoglio ha ricordato che “la funzione di ambasciatore è antica e nobile” ed è stata persino “inserita nelle Scritture cristiane dall’Apostolo Paolo”. “Come uomo o donna di dialogo, costruttore di ponti, l’ambasciatore può essere una figura di speranza – ha dichiarato il Papa -. Speranza nella bontà ultima dell’umanità. Speranza che non sia mai detta l’ultima parola per evitare un conflitto o risolverlo pacificamente. Speranza che la pace non sia un sogno irrealizzabile”. Nonostante nel suo discorso Bergoglio abbia fatto accenno anche ad un unica patria globale e un’unico popolo umano, seguendo la dottrina universalista della Chiesa cattolica, ha specificato anche che: “pur continuando a servire fedelmente il proprio Paese d’origine, l’ambasciatore cerca di mettere da parte le emozioni superflue e di superare le posizioni radicate per trovare soluzioni accettabili. E certo non è un compito facile. La voce della ragione e gli appelli alla pace spesso cadono nel vuoto. L’attuale situazione mondiale, tuttavia, non fa che sottolineare ulteriormente la necessità che gli ambasciatori e i loro colleghi siano fautori del dialogo, paladini della speranza” ha detto ancora il Papa.
La solidarietà vaticana alla Siria
Un fatto che, però, ha dello straordinario, è che nell’incontro Papa Francesco ha accettato le credenziali del Sig. Louay Fallouh come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Araba Siriana presso la Città del Vaticano. Papa Francesco ha trasmesso all’Ambasciatore i propri saluti al Presidente siriano Bashar al-Assad, da anni politicamente nel mirino delle così dette democrazie occidentali. Fallouh, a sua volta, ha trasmesso a Bergoglio il saluto del Presidente al-Assad e l’apprezzamento per il ruolo svolto dalla Santa Sede in campo spirituale e umanitario al servizio dell’umanità. Questa ennesima apertura nei confronti della Repubblica Araba Siriana, va adesso ad incastrare un altro importante tassello sulla strada della “riabilitazione” internazionale di Damasco, ormai da oltre dieci anni ostacolata dalle potenze occidentali e islamiste. Le comunità cristiane della Siria sono circa il 10 per cento della popolazione. Esse nascono da due grandi tradizioni: il cattolicesimo e il protestantesimo da un lato, introdotti da missionari occidentali, e le confessioni orientali dall’altro, esistenti in Siria fin dalle origini del Cristianesimo.
Andrea Bonazza
2 comments
Quando oramai tutti i paesi piu’ solidali stanno con la Siria, si è svegliato l’eretico francesco, quello del “chi sono io per giudicare i gay” o del “Gesu’ fà un po’ lo scemo”!Dove era mentre i tagliagole finanziati dall’ occidente anticristiano sbranavano il popolo siriano? Era occupato a ricevere in vaticano la Sig.ra Rothschild della dinastia dei banchieri che hanno privato gli stati della loro moneta per soggiogarli all’ infinito?
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