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Bolzano, referendum farsa della Klotz: l’85% nemmeno le risponde

by Valentino Tocci
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altoadigeBolzano, 18 gen – Ennesima provocazione antitaliana della leader indipendentista Eva Klotz, che nei giorni scorsi ha annunciato trionfalmente gli esiti del referendum sull’indipendenza autogestito dal suo partito, la Sud-Tiroler Freiheit. Mossa che nell’ambito della campagna elettorale dell’ottobre scorso è stata sicuramente una mossa vincente, facendo schizzare le quotazioni della Klotz nella destra indipendentista tirolese.

Il quesito posto era molto chiaro, e cioè se si era favorevoli o meno all’autodeterminazione dell’Alto Adige. Le “schede” sono state inviate ad oltre 400mila persone, in pratica a tutto il corpo elettorale della provincia autonoma. Ma solo 61,189 hanno rispedito la scheda con la risposta: il 92 per cento di questi 61 mila ha risposto favorevolmente al quesito. Dunque solamente il 15 per cento del corpo elettorale ha risposto, l’altro 85 per cento non si è nemmeno scomodato ad inviare la risposta. Per cui il risultato è ben poco lusinghiero nonostante questo “bulgaro” 92 per cento sbandierato dalla Klotz.

Il “referendum” non ha naturalmente valore legale, ma la notizia sta facendo scalpore, così come ha sollevato aspre critiche il fatto che sulle buste recapitate a casa degli elettori fosse presente la dicitura “documenti elettorali”. Non è nemmeno passato in sordina il fatto che fosse prevista un’estrazione di due viaggi premio (in Scozia e in Catalogna) fra i partecipanti. Manco fossimo alla sagra della birra.
La Klotz aveva annunciato questo referendum già da tempo, era sin dal 2010 che si accumulavano risparmi in vista dell’operazione. Presenti allo spoglio delle schede esponenti dei movimenti separatisti catalani e veneti.

Ma del resto, la pasionaria autonomista ed i suoi compari in lederhosen non sono alieni ad exploits che vanno oltre il cattivo gusto: dai diari scolastici dedicati ai terroristi e dinamitardi (pardon, martiri della libertà) sudtirolesi, ai manifesti che recitano “ Il Sudtirolo non è Italia”, eccetera…

Il fine ultimo, per il Sudtiroler Freiheit, è portare alla ribalta il tema della secessione, nella speranza che l’eco giunga se non a Bruxelles almeno a Roma, e che si indica un referendum, stavolta per davvero, sull’autodeterminazione dell’Alto Adige.Ll’altro partito tradizionalmente facente capo alla comunità tedesca, l’SVP , ha invece sin da agosto chiarito come l’indipendenza sia un obiettivo utopico, meglio ampliare l’autonomia. Obiettivo quasi altrettanto utopico, se si pensa alle enormi facilitazioni sociali, fiscali, economiche ed assistenziali di cui già gode la provincia autonoma. Autonomia che, sia detto tra parentesi, ormai ci pare fuori tempo massimo, atteso che in seguito alla riforma costituzionale del 2001 le regioni ordinarie godono ormai di garanzie uguali se non maggiori rispetto alle regioni autonome in tema di decentramento e libertà legislativa. Se le regioni autonome nacquero per tutelare minoranze etnico-linguistiche e non per creare sperequate sacche di ricchezza in seno alla Nazione, allora hanno fatto il loro tempo.

Il polverone mediatico che sta sollevando la Klotz può e deve richiamare l’attenzione dello Stato su una regione italiana che da troppo tempo sembra farsi beffe della sovranità interna: dai tempi in cui i consiglieri comunali vietavano i matrimoni misti con i lavoratori italiani “per mantenere la purezza del Sudtirolo” , fino agli accordi sottobanco tra deputati indipendentisti e l’ex ministro Bondi per smantellare i monumenti eretti alla fine della Grande Guerra a Bolzano, gli esempi sono infiniti. Una deriva che francamente ha ormai fatto il suo tempo.
Valentino Tocci

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