Napoli, 29 lug – Applausi, commozione e anche rabbia a Somma Vesuviana ai funerali di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso con 11 colpi di baionetta a Roma da un giovane turista statunitense. La chiesa di Santa Croce è la stessa dove un mese e mezzo fa la vittima aveva sposato la fidanzata Rosa Maria. Sulla bara, la foto del matrimonio e una maglia del Napoli, di cui Mario era grande tifoso. Ha presieduto la concelebrazione l’arcivescovo Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia. Il feretro è entrato in chiesa salutato da un lungo applauso, portato a spalla da sei carabinieri, scortati da quattro colleghi in alta uniforme.
“Essere moglie di un carabiniere”
Rosa Maria ha letto tra le lacrime “Essere moglie di carabiniere”, un post che circola da anni su Facebook tra mogli e fidanzate dei militari. Subito dopo l’Ordinario militare Marcianò ha concluso il rito funebre, ricordando come oggi “l’Italia intera sia in lutto”. Il feretro è stato portato a spalla fuori della chiesa, tra gli applausi. Tre squilli di tromba dei carabinieri hanno salutato il feretro e palloncini bianchi sono stati liberati in cielo.
Generale Nistri: “Evitiamo la dodicesima coltellata”
“Giusti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori”, “evitiamo la dodicesima coltellata”, ha detto il comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Giovanni Nistri. Mario, ha detto, è stato un carabiniere “morto per tutelare i diritti di tutti, anche di una persona arrestata: insieme con lui chiediamo rispetto per tutti gli altri carabinieri che fanno il suo stesso lavoro”. “Da volontario si spendeva quanto si spendeva da carabiniere: dava da mangiare ai poveri, accompagnava i malati a Lourdes. Era un esempio per tutti noi”, continua Nistri e poi cita una poesia di Pascoli. Nistri lancia poi un appello: “Ho delle richieste da fare: rispetto e riconoscenza. Perché il cuore d’oro di Mario, infranto da 11 coltellate, non si merita la 12esima coltellata. Sono giusti i commenti e i dibattiti, ma non oggi. Facciamo che i toni siano rispettosi per l’uomo che era, per il carabiniere che era. Pensiamo che Mario era libero dal servizio, con abiti civili”.
Monsignor Marcianò: “L’Italia risorge con il suo esempio”
“Fate anche voi, responsabili della cosa pubblica, della vita degli altri il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate è rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente. E se voi e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà“. Così monsignor Marcianò durante l’omelia. “Quanto è accaduto è ingiusto”, e “ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo giustizia e che eventi come questo non accadano più. Basta! Basta piangere servitori dello Stato, figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita”, conclude monsignor Marcianò.
“Vogliamo giustizia, Matteo pensaci tu!”
Ai funerali presenti i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri della Difesa Elisabetta Trenta e dell’Ambiente il generale dell’Arma Sergio Costa, il presidente della Camera Roberto Fico, il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa. Con loro il sindaco di Roma, dove Rega prestava servizio, Virginia Raggi, e di Somma Vesuviana, città natale di Rega, Salvatore Di Sarno. Foltissima la rappresentanza dell’Arma. “Vogliamo giustizia per Mario. Matteo, pensaci tu”, ha gridato la folla rivolgendosi al ministro dell’Interno al termine delle esequie. Salvini è uscito dalla chiesa di Santa Maria del Pozzo accanto all’altro vicepremier Di Maio ma, mentre il capo politico del M5S è salito subito in auto, il leader della Lega ha voluto salutare i tanti cittadini presenti nella piazza antistante la chiesa e poi raggiungere la vedova Rosa Maria, a cui il vicepremier ha stretto le mani. La donna, in lacrime, ha poi mostrato al ministro alcune foto del marito.
Adolfo Spezzaferro
3 comments
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Qui le risposte ad alcuni dei quesiti che ho posto. L’elenco degli indizi e delle PROVE, a me che non sono del mestiere e se correttamente riportate nell’articolo, sembra schiacciante, benda o non benda. La validità della confessione direi che è IRRILEVANTE. Non vedo come sarebbe possibile, per i magistrati, non provvedere a una condanna esemplare senza perdere totalmente anche quel poco di credibilità residua che resta loro.
cBomunque la selezione e la preparazione delle nostre forse delloddine sono da rivedere e da controllare chi seleziona i nostri militari.