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La bufala euroscettica di Grillo

by Filippo Burla
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grillo europaRoma, 26 apr – Se le prossime elezioni europee si possono anche leggere come una sorta di referendum anti-Euro, va sicuramente analizzata la presenza di quei movimenti e partiti che -a fronte di posizione fumose, certamente non del tutto chiare o chiarite e proclami questi sì veramente populisti- sembrano creati apposta per intercettare ogni possibile dissenso ed impedire che euroscettici radicali come il FN di Marine Le Pen possano fare il pieno di voti.

In Italia il ruolo spetta al Movimento 5 Stelle ed alla lista Tsipras, ma in questo articolo ci soffermeremo solo sul programma del primo, giudicando di maggiore interesse il palese intento gattopardesco del duo Grillo/Casaleggio nel voler lasciare del tutto inalterata la situazione.

Referendum per la permanenza nell’euro: fin dall’inizio è chiara la palese presa in giro rappresentata da questo programma sedicente “antisistema”. L’idea di fare un referendum in un momento del genere equivale semplicemente a dire che non si vuole abbandonate la moneta unica. Infatti, i cittadini traumatizzati dalla propaganda, voterebbero in massa contro questa prospettiva, in particolare in una situazione in cui i “mercati” potrebbero dare un’utile spinta in tal senso. Ci ricordiamo nel 2011 quanto fu facile costringere Berlusconi alle dimissioni a colpi di spread e far salire al suo posto Mario Monti, invocato come il salvatore della Patria. Non proprio meccanismi di concreta volontà popolare.

Abolizione del fiscal compact: giusto in linea di principio, del tutto errato sul piano politico. Quello che va abrogato è l’insieme dei trattati europei che limitano la nostra sovranità economica e monetaria nel nome del feticismo eurosovietico, ma sembra che da questo orecchio Grillo non ci senta. Abrogare il Fiscal Compact di per se può essere fatto solo con il permesso della Germania, per cui dovremmo sempre e comunque giocare al suo gioco e secondo le sue regole. Folle: dobbiamo sottrarci a queste regole, non “migliorarle” o “riformarle”.

Adozione degli eurobond: il diavolo sta nei dettagli, e questa idea diabolica lo è in modo sfacciato. Infatti, gli eurobond (che nessuno ha comunque ancora capito cosa dovrebbero essere) sono un modo come un altro per lasciar credere che il problema è il debito pubblico delle cicale del Sud Europa e non in debito estero schizzato alle stelle, come abbiamo già visto, a causa dei differenziali di competitività fra le economie dell’eurozona. Si tratta di una colossale mistificazione, e non stupisce che l’autore della medesima sia proprio Grillo.

Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune: per fare cosa? Appurato che Grillo ha stabilito che non vuole uscire dall’Euro, e che questa minaccia sarebbe l’unica arma a nostra disposizione, che diavolo dovremmo fare? Ovviamente Grillo rimane nel vago, non sia mai.

Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio: anche questo in linea di principio è perfettamente condivisibile ma la questione è la stessa del punto precedente. Per farlo bisogna cambiare Maastricht, e per cambiare Maastricht bisogna convincere la Germania ed in generale il blocco del Nord. Se abbiamo già detto che non vogliamo uscire dall’Euro, esattamente quale è la nostra base negoziale?

Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni: ovvero, disincentiviamo uno dei pochi settori che ancora tirano l’export italiano, ovvero quello agroalimentare.

Abolizione del pareggio di bilancio: attualmente, il pareggio di bilancio è una regola costituzionale, indi per cambiarla ci vuole in Italia la maggioranza dei 2/3 dei rappresentanti eletti, oppure la maggioranza assoluta associata ad un Referendum popolare. Keynes è stato espulso per legge dall’Italia e di questo quasi nessuno si è lamentato. In altre parole, è perfettamente legittimo voler cambiare questa assurdità, ma mal si concilia con l’asfissiante propaganda grillina sui mali dello Stato, della spesa pubblica improduttiva, della Casta, dei privilegi, delle auto blu.

Per concludere, il programma per le europee del M5S è pretenzioso, vago e decisamente poco coraggioso, ma ben studiato per attrarre una larga parte di quell’elettorato di delusi del PD che già una volta hanno premiato Grillo con un quarto dei seggi al Parlamento nazionale. Un programma scritto apposta per impedire una chiara e netta presa di coscienza degli Italiani rispetto allo spaventoso problema derivante dalla subordinazione al sistema eurosovietico. E non usare il proprio discernimento per smascherare questo nulla significa cadere nel tranello dei due canuti capelloni “pupari” del movimento.

Matteo Rovatti

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