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Israele, Houthi, Ucraina: gli Usa e la difficoltà di mantenere i fronti di guerra

by Alberto Celletti
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Usa guerra

Roma, 19 feb – Gli Usa attraversano una fase difficile, con la guerra che si estende in Medio Oriente e la difficoltà di sostenere sforzi militari ormai multipli. Le cronache degli ultimi mesi hanno accentuato la constatazione di questo dato, incentrato su un disimpegno in particolare del fronte ucraino, vero tema di discussione in seno al Congresso.

Usa, tre fronti di guerra sono troppi?

Si rafforza l’ipotesi che perfino per Washington inseguire troppi conflitti sia proibitivo. È vero che parliamo di un Paese dalla forza geopolitica tale da poter “annullare” qualsiasi deficit, come dimostrano le due volte negli ultimi undici anni con cui lo stetto Congresso ha praticamente annullato “da solo” il rischio di default concedendosi limiti più alti per la spesa (che significa, banalmente, stampare denaro), ma è altrettanto vero che tre fronti contemporanei siano un impegno difficile da sostenere. Questo sebbene gli Stati Uniti siano impegnati direttamente in uno solo di essi, ovvero quello del Mar Rosso, mentre negli altri due casi si tratta di finanziamenti e sostegni militari, a Kiev e Tel Aviv, nelle rispettive guerre contro la Russia e contro i palestinesi ed Hamas. Le spese, però, restano ingenti. E quelle verso il conflitto russo-ucraino si erano già consistentemente ridotte alla fine dell’anno scorso dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas.

Lo stallo ucraino, Israele e la riduzione delle spese

L’ultimo pacchetto approvato a dicembre era per un valore di 250 milioni di dollari. Adesso il Biden assicura che il Congresso ne approverà altri, secondo quanto riferito dall Wall Street Journal. Assicura è una parola grossa, perché dall’assemblea in realtà ancora non è arrivato il via libera. Si tratta più di un’aspirazione che di una realtà concreta. Anche perché i risultati non sono confortanti: il fallimento della controffensiva ucraina ha avuto un peso enorme nella titubanza americana. In ogni caso, è da notare che anche nel sostegno a Israele le voci di spesa non siano enormi come nel passato: anche nel caso degli invii a Tel Aviv, si parla di alcune decine di milioni di euro, concretizzati in un migliaio di bombe MK.82 e relativi sistemi KMU-572 per la precisione delle stesse. Tre fronti sembrano troppi perfino per una potenza mondiale del calibro di Washington.

Alberto Celletti

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