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La chiusura dei porti ha funzionato. Nel 2018 sbarchi diminuiti del 90 per cento

by Francesca Totolo
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Roma, 31 dic – Il 2018 è stato l’anno nel quale i proclami, “l’immigrazione non può essere fermata” e “i migranti scappano dalla guerra e dalle violenze”, dei precedenti governi del Partito Democratico sono stati smentiti da pochi ed elementari accorgimenti del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Ovvero chiusura dei porti alle organizzazioni non governative, e razionalizzazione del sistema di asilo italiano e dell’accoglienza con i fondi dello Sprar. Per quanto riguarda gli sbarchi di immigrati nei porti italiani, si può affermare chiaramente che il maggiore pull factor, che ha spinto migliaia di persone a partire dai Paesi di origine, sia stato proprio l’apertura dei porti italiani puntellata dai governi della sinistra.

Infatti, gli sbarchi si sono ridotti dai 119.310 del 2017 (180.380 del 2016), ai 23.272 del 2018 (i porti sono stati chiusi alle ONG nel giugno scorso).

Analizzando gli sbarchi avvenuti mensilmente nel 2018, si riscontra che nei primi cinque mesi del 2018 sono arrivati nei porti italiani 13.430 immigrati (già diminuiti radicalmente rispetto ai 60.228 del 2017 grazie agli accordi con la Libia), mentre nei restanti sette mesi gli arrivi sono stati 9.842.

Un ulteriore dato: la rotta libica si è drasticamente attenuata (12.977 del 2018 contro i 107.212 del 2017), mentre quella algerino-tunisina si è proporzionalmente intensifica, rispetto agli arrivi totali nel 2018 (10.295 del 2018 contro i 12.098 del 2017). In Tunisia e Algeria, esistono delle reti di trafficanti che operano sfacciatamente anche sui social network (Facebook e YouTube principalmente), pubblicizzando video sui viaggi a bordo dei barchini veloci e sulla splendida vita (donne, ricchezze e welfare) che l’Europa potrà offrire agli immigrati. Gli sbarchi hanno riguardato, quasi esclusivamente, nordafricani, e quindi migranti economici, che spesso si sono dileguati prima dell’arrivo delle Forze dell’Ordine. Ovvero i cosiddetti sbarchi fantasma.

Non solo gli sbarchi si sono radicalmente ridotti. Lo stesso vale per le partenze dalla Libia. Nel 2018, 42.213 migranti si sono imbarcati sulle imbarcazioni dei trafficanti, mentre furono ben 138.270 nel 2017. Grazie all’impegno della Guardia Costiera libica del Governo di Accordo Nazionale della Libia, presieduto da Fajez Al Serraj, e al consolidamento dell’accordo con l’Italia, sono stati salvati e riportati in territorio libico quasi 16.000 migranti nel 2018.

Ricordiamo che nei principali porti di sbarco in Libia, come nei centri di detenzioni governativi, operano due agenzie delle Nazioni Unite, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), e che a Tripoli è presente l’inviato speciale Ghassan Salamé. Le Nazioni Unite quindi, presiedendo i momenti dello sbarco nei porti e l’accoglienza nei centri governativi, sono responsabili, in solido con il Governo libico, del trattamento degli immigrati riportati nel territorio di Tripoli.

Per questo motivo, sono paradossali i frequenti report di UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya) che elencano continue violazioni dei diritti umani e torture contro i migranti, peraltro non circostanziate e documentate.

Dalla Libia, inoltre, sono proseguiti a ritmo sostenuto i rimpatri volontari degli immigrati attraverso il progetto “Voluntary Humanitarian Returns” di IOM in collaborazione con l’Unione Europea e l’Unione Africana. Nel 2017, 23.000 persone sono riuscite a fare ritorno in sicurezza nel proprio Paese di origine.

Sbarchi in Italia e partenze dalla Libia drasticamente ridotti, non potevano che far diminuire anche il numero delle morti in mare: 1.306 del 2018 contro le 2.853 del 2017 e le 4.581 del 2016, l’anno più tragico nel Mediterraneo sebbene tutte e 8 le ONG fossero presenti davanti alle coste della Libia.

Le morti sono quindi radicalmente diminuite in valore assoluto, ma non in valore percentuale sulle partenze. Infatti nel 2017 si è registrato un tasso di incidenza delle morti sulle partenze del 2,1 per cento contro il 3,1 per cento del 2018. Questo aumento del valore tuttavia è stato causato dalla rilevanza dei 564 decessi avvenuti a giugno, ovvero in concomitanza con la chiusura dei porti italiani alle ONG che ha spinto i trafficanti in Libia ad effettuare la cosiddetta strategia della morte, ovvero far partire gommoni stracarichi di migranti sapendo coscientemente di condannarli a morte.

Tutto ciò per forzare l’Italia in merito alla riapertura immediata dei porti, come già successe in seguito alla strage di migranti del 2013 che portò all’implementazione dell’operazione Mare Nostrum solo quindici giorni dopo (strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013) e in seguito a quella del 2015 che motivò altre ONG ad iniziare le missioni davanti alla Libia. Escludendo quindi le fuorvianti 564 morti del giugno scorso e aggiungendo 62, ovvero la media riferita agli altri 11 mesi, l’incidenza delle morti sulle partenze si attesta ad un più veritiero 1,9 per cento, inferiore al 2,1 per cento del 2017.

In conclusione, si può chiaramente affermare che il 2018 è stato l’anno della svolta sulla questione sbarchi, ridotti dell’87,9 per cento rispetto al 2017 e le morti nel Mediterraneo centrale si sono più che dimezzate. Ma la battaglia al business del tratta di esseri umani non è ancora terminata. Ulteriori politiche dovranno essere sostenute, come i respingimenti assistiti sull’esempio vincente dell’Australia che ha azzerato sia gli sbarchi sia le morti in mare, e una più stretta collaborazione con i Paesi di origine da cui partono i migranti economici, riguardante sia gli accordi sui rimpatri sia la lotta ai trafficanti in loco.

Francesca Totolo

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4 comments

TheTruthSeeker 1 Gennaio 2019 - 8:57

Ottimo articolo della Signora Francesca Totolo, complimenti!
Sugli accordi per i rimpatri c’è da dire però che questo nuovo Governo M5S-Lega avendo firmato il recente Global Compact per i rifugiati che prevede che i rimpatri dei rifugiati possano avvenire solo su base volontaria degli stessi rifugiati e allora già sorgono dei problemi enormi persino per i rifugiati, ecco un esempio recente concreto in Danimarca che ha firmato pure come l’Italia un accordo del genere:
Migranti, Danimarca ai somali: “La guerra è finita, tornate a casa a ricostruire il Paese”
30 dicembre 2018
http://www.imolaoggi.it/2018/12/30/migranti-danimarca-ai-somali-la-guerra-e-finita-tornate-a-casa-a-ricostruire-il-paese/
Da una lettura attenta dell’articolo si percepisce che il governo danese è diventato impotente perché le richieste dei rifugiati somali di voler rimanere in Danimarca avranno la meglio in quanto anche la Danimarca come già detto ha firmato Global Compact per i rifugiati che ripeto prevede che i rimpatri dei rifugiati possano avvenire solo su base volontaria degli stessi rifugiati; quindi se già per i rifugiati emergono problemi enormi per il rimpatrio dovuti anche alla sottoscrizione di questo nuovo sciagurato accordo sovranazionale (Global Compact per i rifugiati) e allora figurarsi gestire in modo efficace il rimpatrio dei migranti economici, viste le premesse diventa sulla carta quasi Mission Impossible!!
Cordiali saluti.
TheTruthSeeker
NB per i contenuti in linea di massima del Global Compact per i rifugiati, per trovare articolo, scrivere le seguenti parole chiave:
Global Compact attualità Today it

Reply
TheTruthSeeker 1 Gennaio 2019 - 9:53

2 POST, prima parte.
Per quanto riguarda invece il rimpatrio dei migranti economici nel post precedente ho detto che sulla carta diventano Mission Impossible viste le premesse derivanti dalla gestione inefficace dei rimpatri dei rifugiati.
Questo parlando in generale, nel caso specifico dell’Italia invece visto che finora il nuovo Governo M5S-Lega non ha firmato anche il devastante Global Compact per i migranti e allora l’Italia potrebbe tentare ancora in linea sia teorica che pratica una soluzione di forza, nel senso che al posto di aspettare i tempi biblici per fare e rendere operativi accordi di rimpatrio dei migranti economici con i loro paesi d’origine, si potrebbe da subito chiedere agli USA di utilizzare sotto la loro supervisione e solo per i tempi stretti necessari le loro basi Nato in Africa e in Medio Oriente per il rimpatrio dei migranti economici extracomunitari irregolari tuttora presenti in Italia e questo nuovo governo potrebbe fare una richiesta del genere agli USA sulla base di queste tre ragioni fondamentali:
1) George Soros ha cittadinanza americana
2) Gli USA assieme a UK e Francia hanno destabilizzato la Libia .
3) I FALSI DEL POLITICAMENTE SCORRETTO SULLE ONG
http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=848
Della serie: segui i soldi e trovi anche la manona amerikana sulle ONGs, ma che strane coincidenze….

Reply
TheTruthSeeker 1 Gennaio 2019 - 10:15

Prova

Reply
TheTruthSeeker 1 Gennaio 2019 - 4:45

Non riesco a pubblicare la seconda e terza parte del mio 2 POST, ogni volta dopo l’invio mi da questo messaggio:
403 Forbidden
A potentially unsafe operation has been detected in your request to this site.
Generated by Wordfence at Tue, 1 Jan 2019 15:42:33 GMT.
Domanda:
il problema dipende da voi o da me?
Cordiali saluti.
TheTruthSeeker

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