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L'Appendino ora rischia il processo per i fatti di piazza San Carlo

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Torino, 22 giu – Chiara Appendino deve essere processata. È quanto chiedono i pm Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo, i quali hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per i tragici fatti accaduti in piazza San Carlo la sera del 3 giugno 2017 durante la proiezione sul maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Insieme al sindaco di Torino i pm hanno chiesto che vadano a processo anche il suo ex portavoce Paolo Giordana, l’ex Questore Angelo Sanna e altre 12 persone, a vario titolo coinvolte nella catena delle presunte responsabilità di quella notte drammatica, in cui perse la vita una giovane donna e 1.500 persone rimasero ferite.
I capi d’accusa che riguardano il sindaco Appendino e gli altri per cui è stato chiesto il processo sono i reati di disastro, lesioni e omicidio colposo, e l’indagine riguarda le modalità con cui fu organizzato e gestito l’evento di piazza. La tesi della procura, confortata da una consulenza tecnica dell’architetto Mauro Esposito, è che la serata in piazza non fu organizzata in maniera ottimale e avrebbe dovuto essere annullata. Il processo dovrebbe svolgersi dopo l’estate e il gip ha dieci giorni di tempo per fissare l’udienza preliminare, che si svolgerà  a porte chiuse.
Già lo scorso aprile sette giovani sono stati arrestati per aver utilizzato lo spray urticante che provocò il panico. La banda intendeva portare a termine dei furti come aveva già fatto in passato in altre occasioni simili. Ciò non toglie, tuttavia, che la serata venne mal organizzata. Tutto venne messo in piedi in fretta e furia, non vennero previste vie di fuga adeguate, e il budget che il Comune di Torino mise a disposizione dell’agenzia che ha organizzato l’evento, Turismo Torino, era troppo basso e ciò non permise l’ingaggio di un sufficiente numero di steward per la sicurezza. Inoltre venne sottostimata la presenza di tanta gente in piazza, a causa del ponte del 2 giugno. Il risultato fu un disastro, per cui nessuno finora ha ancora pagato le conseguenze.
Anna Pedri
 
 
 
 

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