Roma, 9 feb — Cosa sono le volontà di un autore di fronte alla parità di genere e alle politiche di inclusività di un ateneo? Bazzecole, fuffa: ce lo insegna l’Università di Groningen, Olanda, dove l’ateneo ha cancellato la messa in scena dell’opera di Beckett Aspettando Godot dopo avere scoperto che — orrore — le audizioni erano riservate solo ai maschi e pertanto non rispettavano gli standard di inclusione.

Aspettando Godot non s’ha da fare se gli attori sono tutti maschi

Il lettore a questo punto potrebbe sbottare: e grazie tante, i cinque ruoli previsti dal copione di Godot (Vladimiro e Estragone, più altri tre personaggi minori) sono tutti maschili. Fa tenerezza pensare all’ingenuità del regista, l’irlandese Oisín Moyne, che pensava di scritturare cinque uomini — magari pure cisgender ed etero — ignorando lo spettro degli altri 76 generi. Fatto sta che la «prima», prevista a marzo presso il centro culturale studentesco Usva dell’ateneo, è saltata.

Con buona pace di Beckett e degli eredi

A nulla è servito ricordare che Becket (morto nell’89, e di cui gli eredi avranno pieno controllo dei diritti fino al 2059) aveva espressamente richiesto che gli attori di Godot debbano essere cinque uomini, e il mancato rispetto della volontà dell’autore revocherebbe immediatamente il permesso a mettere in scena lo spettacolo teatrale: se non è prevista l’audizione e la presenza di attrici donne, o di cavallucci marini, o qualsiasi altro fantasmagorico genere, la pièce deve saltare. A costo di arrivare alle estreme conseguenze, come avvenuto in Francia, dove un tentativo di proporre un Godot in gonnella, anzi gonnelle, era finito di fronte a un giudice che aveva dato l’ok alla produzione previa lettura, all’inizio dello spettacolo, di una lettera di diffida dei parenti di Beckett.

Alla fine Moyne, messo dinnanzi all’egemonia di baroni e baronesse universitarie fucsia, ha dovuto capitolare. Dovendosi sorbire pure il commento-beffa di Bram Douwes, programmatore teatrale dell’università di Groningen, il quale ha spiegato al quotidiano olandese Ukrant che per rispettare sia l’inclusività sia la volontà dell’autore il 24enne regista irlandese avrebbe dovuto tenere l’audizione aperta a tutti i generi; poi, a sua discrezione, avrebbe potuto scegliere solo attori maschi. Quando si dice che il diavolo è nei dettagli…

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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