E’ di questi giorni infatti la notizia, motivata con la crisi che investe il settore, che la Corporate chiuderà il reparto policristallo dello stabilimento altoatesino di Sinigo, licenziando oltre 200 dipendenti già appesi da anni al filo sottile della cassa integrazione. Sulla scia del caso Electrolux, nei giorni scorsi, la multinazionale aveva chiesto tramite una “clausola di assorbimento” di ridurre gli stipendi dei lavoratori del 15%, che equivarrebbero a circa 300 euro netti al mese in meno in busta paga, diffondendo comunque la notizia di un possibile “trasloco” della filiera produttiva in Arabia Saudita, in località dove il costo del lavoro è decisamente minore e i diritti sindacali sono quasi inesistenti.
Negli ultimi anni lo stabilimento è riuscito anche ad ottenere un anticipo e un cospicuo sconto sul prezzo dell’energia tramite SEL spa, in seguito a faticose trattative tra la multinazionale, la provincia di Bolzano e il Ministero dello Sviluppo Economico, raddoppiando la linea di interconnessione tra l’Italia e l’Austria per una potenza di circa 50MW, con un sostanziale beneficio sul costo finale dell’energia elettrica.
Questa ennesima situazione di delocalizzazione globalizzata a danno del tessuto sociale ed economico nazionale palesa l’impotenza dello stato italiano e dell’Unione Europea di fronte nel trattare con multinazionali che dopo aver sfruttato situazioni a loro favorevoli, possono chiudere i battenti senza larghi preavvisi e senza la minima etica imprenditoriale.
Andrea Bonazza
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