Trento, 1 set — Ancora assurdità dall’universo green pass: i sommozzatori della Protezione civile della Provincia di Trento si sono visti costretti a spostarsi con mezzi stradali anziché in elicottero, in quanto sprovvisti del passaporto vaccinale necessario per salire sul velivolo. In questo modo i soccorritori hanno impiegato circa un’ora e mezza — anziché un quarto d’ora di volo — per arrivare sul posto dell’intervento. Lo riporta L’Adige.

Elicottero proibito per chi non ha il green pass

La vicenda risale a domenica scorsa. Siamo a Campione del Garda, in provincia di Brescia, località Olcese, quando alcuni turisti notano la presenza di un’automobile sommersa nelle acque del lago. Per accertare che non vi fossero persone intrappolate nel veicolo o annegate nelle vicinanze i passanti chiamano la Protezione civile trentina, chiedendo di inviare una squadra di sommozzatori per perlustrare auto e fondale.

Una misura assurda

Ma qui viene — si fa per dire — il bello: dal 21 agosto scorso la Protezione civile del Trentino ha stabilito con un ordine di servizio che gli operatori del Nucleo sommozzatori sprovvisti di green pass o tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti non possono avere accesso all’elicottero. E’ consentito, invece, che si spostino via strada con i mezzi del Corpo permanente dei Vigili del fuoco di Trento. Una misura squisitamente coercitiva, adottata per spingere il maggior numero di uomini della Protezione civile a vaccinarsi. Una costrizione che di sanitario non ha assolutamente nulla — o ci verrete a dire che sull’elicottero ci si contagia e sui mezzi dei pompieri no?

Un ricatto che, prolungando i tempi di soccorso, avrebbe potuto e potrebbe mettere a rischio la vita di qualche cittadino in attesa di assistenza. Fortunatamente non è stato questo il caso: i sommozzatori, scandagliando il fondale e ispezionando l’auto, non hanno rilevato alcuna presenza umana. Il veicolo è stato poi rimosso dal lago con un autogru.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

1 commento

  1. Si, va bene, ma poi quando sono entrati in acqua, i due sommozzatori hanno dovuto mettere, oltre che la maschera, anche la mascherina ?

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