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“Non hanno pretese retributive”: una coop ci spiega a che servono i profughi

by Filippo Burla
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Roma, 30 lug – “Ragazzi gentili, generosi, con un’ottima resistenza fisica e che non avanzano alcuna pretesa dal punto di vista retributivo, professionale o di turnazione“. Se vi sembra di essere tornati al mercato della manodopera negli Stati Uniti della tratta degli schiavi, vi sbagliate di grosso: siamo in Veneto, dove ad esprimersi in questi termini è una cooperativa che propone i suoi “ospiti” alle aziende locali. Profughi o sedicenti tali, offerti come bassa manovalanza a costi irrisori: 400 euro al mese.

Il caso è esploso dopo che un’azienda che aveva ricevuto la mail da parte della Nova Facility, coop che in provincia di Treviso gestisce centinaia di richiedenti asilo sparsi in varie caserme dismesse, ha segnalato l’accaduto al sindaco di Oderzo, la leghista Maria Scardellato, che denuncia: “Profughi usati come schiavi dalle cooperative”. Arrivano anche le telecamere della trasmissione di Rete 4 “Dalla Vostra Parte”, che tentano invano di intervistare il titolare della coop, il quale fugge non senza accampare qualche scusa di circostanza.

“Capiscono e parlano italiano ed inoltre sono iscritti a Garanzia Giovani Veneto, oltre che al centro di impiego. Il progetto Garanzia Giovani dà la possibilità alle aziende di assumere i ragazzi tramite un contratto di stage (per la durata minima di 3 mesi) con una retribuzione di 400 euro al mese. Già alcuni dei nostri ragazzi sono stati inseriti in aziende del territorio. Hanno tutti i documenti in regola per lavorare (permesso di soggiorno e codice fiscale)”, prosegue la lettera, enumerando i benefici cui le aziende possono accedere attingendo alla manodopera di profughi in attesa solo di esser messi al lavoro. A che pro assumere un lavoratore italiano, pagargli tutti i contributi o anche solo rivolgersi ad un’agenzia interinale? Ci pensano le coop: profughi (quasi) a gratis per tutti.

Filippo Burla

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