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Con il Pnrr il “nostro” spazio finirà in mani europee (e paghiamo pure)

by Riccardo Natale
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pnrr spazio

Roma, 21 nov – Dovremo pagare l’Ue per gestire una parte dei fondi (nostriche ci presta. La vicenda ha dell’incredibile ma è tutto vero. Il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) prevede per il comparto dello spazio quasi 1,8 miliardi, stanziati per il raggiungimento di macro obiettivi. Il primo è quello dell’osservazione della terra e la creazione di una rete di micro imprese per creare un mercato di servizi geospaziali. Il secondo riguarda la così detta “Space Trasportation component”. In pratica lo sviluppo di un nuovo combustibile per i satelliti. Infine il terzo per la manutenzione dei satelliti e di tutte le strutture aerospaziali.

Un contratto per gestire gli stanziamenti del Pnrr sullo spazio

Lo scorso 8 novembre il ministro per l’innovazione tecnologica, Vittorio Colao, ha stilato un contratto con l’Esa, l’agenzia spaziale europea, cui l’Italia dovrà sborsare dal prossimo gennaio fino a dicembre 2022 ben 240 milioni di euro per gestire la realizzazione dei progetti inseriti nel Pnrr nel capitolo sullo spazio.

Al di là dei dei soldi, un’altra domanda sorge spontanea: a cosa serve quindi l’Asi, agenzia spaziale italiana? Seppur i tecnici dell’Asi per il contratto coadiuveranno l’Esa per la realizzazione dei progetti, il conflitto orizzontale tra i due organi è palese. Una costante nell’ intricatissimo e dannoso rapporto tra diritto nazionale e comunitario, che spesso e volentieri ha fatto rimanere l’Ue in un limbo privo di decisionismo quando si parla di politica estera

Se nei dettagli tecnici c’è confusione, in termini di sovranità politica è evidente che il raggio di manovra dell’Italia verrebbe limitato poiché l’erogazione dei fondi dalla Commissione dipende dal rispetto delle tempistiche.

A rischio sicurezza nazionale e sovranità dei dati

A destare preoccupazione è anche soprattutto la possibilità che dati sensibili, da ritenere inerenti alla sicurezza nazionale, vadano in mani straniere. Il progetto di osservazione terrestre genererà un infinito flusso di informazioni digitali. Si va dal controllo delle coste e dei confini alla qualità dell’aria. Dai servizi idrici a quelli meteo. Dalle attività sismiche a tutte le calamità naturali.

L’Italia resterà titolare del database ma l’Esa ne avrà accesso. Le modalità e fino a quando, saranno regolati da successivi accordi. Tutto ciò verrà deciso il prossimo primo dicembre, in occasione del Comitato interministeriale sullo spazio (Comint) a cui parteciperanno gli altri dicasteri coinvolti e l’Asi. Sempre che il Copasir non blocchi tutto portando la questione all’attenzione delle camere.

Considerando la presenza francese all’interno dell’Esa, vista la nota aggressività di Parigi in politica estera nei confronti dell’Italia, la questione non è da sottovalutare. A maggior ragione per la vicinanza della decisione del governo sull’accordo con Esa con il Trattato del Quirinale che verrà stipulato tra Italia e Francia il prossimo 25 novembre.

Riccardo Natale

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