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Rifiuta il matrimonio combinato, 19enne indiana picchiata e sequestrata dai genitori: “E’ un’altra Saman”

by Cristina Gauri
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Modena, 28 apr — Sequestrata, tenuta a digiuno e picchiata dai genitori che la volevano costringere al matrimonio combinato con un connazionale: è finito l’incubo di un 19enne indiana, residente in provincia di Modena, che ha avuto il coraggio di denunciare la propria famiglia e ora troverà rifugio in una struttura protetta. Per i familiari della giovane — che in vista del trasferimento in comunità è stata temporaneamente affidata alla preside della sua scuola — è scattata la denuncia per maltrattamenti e costrizione al matrimonio.

19enne indiana rifiuta le nozze combinate: sequestrata e costretta al digiuno

«È un’altra Saman, ma stavolta deve andare diversamente. Salviamo questa ragazza». A parlare è l’avvocato Barbara Iannuccelli, una dei legali del fidanzato di Saman Abbas, la giovanissima pakistana che aveva trovato la morte probabilmente per essersi rifiutata di sposare il proprio cugino. «È un caso uguale in tutto e per tutto, una ragazza che sogna l’amore vero, la famiglia che la rinchiude in casa e la obbliga a un matrimonio forzato; percosse quotidiane e la mancanza di alternative. Facciamo in modo che la storia abbia un altro epilogo. Salviamo questa ragazza», questo l’appello sulle pagine del Resto del Carlino. «Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico».

“Non sarà un’altra Saman”

L’istinto di sopravvivenza della giovane indiana l’aveva spinta a superare le difficoltà e contattare l’avvocato. «Ho ricevuto una richiesta da parte della ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare. È riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo», aveva raccontato Iannuccelli.

Lo Stato è assente

Ai propri insegnanti la giovane aveva confidato di essere stata sequestrata, tenuta a digiuno per due giorni e nutrita con del latte dal gusto cattivo che l’avrebbe fatta addormentare. Al risveglio, aveva trovato i propri vestiti impacchettati. Quando il padre aveva scoperto che si era innamorata di un giovane connazionale, l’avrebbe presa a calci minacciandola di tagliarle la gola.

Al commissariato del Bolognese, l’amara scoperta: nonostante le sevizie «non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un bed and breakfast e, se volevo, avrei potuto dormire io con lei». Il legale non si perde d’animo e coinvolge la preside dell’istituto frequentato dalla ragazza indiana. «L’unica persona disposta a ospitarla dopo cinque ore passate in commissariato, una privata cittadina che si prende cura di lei, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando». Iannuccelli non nasconde la propria delusione: «Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, cinque ore di paura perché nel frattempo i familiari la vogliono riportare all’inferno, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati».

Cristina Gauri

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