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Speciale “forconi” – 3 / La rabbia tra strumentalizzazioni e demonizzazioni

by Cesare Garandana
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152213617-2c2cb162-5ead-44aa-8be4-173cf813926fTorino, 12 dic – Non c’è detto popolare che si addica di più al nostro Paese del motto “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”. Ed il copione si è infatti puntualmente ripetuto: quando la rabbia repressa sfocia nelle proteste di strada si cerca immediatamente di dare un cappello alle manifestazioni che diventano giuste o sbagliate se il cappello è il mio o meno. Lo stesso dicasi per taluni organi di stampa dediti alla propaganda piuttosto che alla cronaca. La regola degli opposti estremismi è sempre valida e, come storia insegna, riesce sempre a disgregare il fronte della protesta in favore del mantenimento dello status quo”.

Il recente movimento del “Coordinamento 9 dicembre”, impropriamente chiamato “ Rivolta dei Forconi”, ne è la lampante dimostrazione. Prendiamo ad esempio Torino, dove sono presenti le piazze più infuocate. La sinistra, evidentemente avvilita dall’aver perso il controllo delle piazze, ha da subito osteggiato la manifestazione: gli studenti del collettivo universitario autonomo e i metalmeccanici della Fiom hanno preferito rispondere al canto dell’Inno nazionale scandito dai manifestanti in via Alfieri, intonando “Bella ciao”. Immediato lo sdegno dei presenti al grido di “vergogna,vergogna”.

Anche l’ambiente vicino ai centri sociali ha immediatamente cercato di mettere paletti e limitazioni al movimento:“Mai con i fascisti” era il requisito via-arsenale-francesco-piccolofondamentale. Abituati a dominare la scena della protesta No Tav in Valsusa. In un primo momento, il centro Askatasuna si aggirava per “sorvegliare” la situazione (non senza qualche momento di tensione) per poi tornare sui propri passi una volta compreso il rischio di esser tagliati fuori: “Nel salotto buono di Torino c’era il mondo della periferia al quale nessuno guarda mai. Quelli ai margini, senza certezze, colpiti dalla crisi, che solo in Italia vengono lasciati in mano ai fascisti “ ha affermato Lele Rizzo, il portavoce del centro. Sicuramente non saranno mancati agli autotrasportatori che ben ricordano il trattamento subito da questi individui in valle.

Evidentemente l’uomo nero non fa poi così paura. In piazza Pitagora, dove ha partecipato un numeroso gruppo del nucleo cittadino di CasaPound Italia, il clima era disteso e non ha minimamente risentito della loro presenza che anzi ha portato un tocco di colore in più mediante qualche fumogeno ed uno striscione, dalla grafica curata, che riportava un chiaro messaggio: “Alcuni italiani non si arrendono!”. Anche per Maurizio Marrone, consigliere comunale con il gruppo di Fratelli d’Italia, il modus operandi è chiaro: “Prima demonizzano, poi vedono la partecipazione popolare e si buttano”.

Scene già viste. Se la protesta è coesa e non esaurisce in breve tempo si ricorre  alla vecchia regola degli “opposti estremismi”, ma comunque vada a questo punto per il “Coordinamento 9 dicembre” è già un successo.

Cesare Dragandana

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