Roma, 5 dic – I paesi arabi hanno il petrolio? La Russia ha il gas? Il Sudafrica ha oro e diamanti? Robetta, noi abbiamo titanio e antimonio. E no, non è uno scherzo, non vi stiamo prendendo in giro. Secondo quanto è emerso nella prima giornata universitaria dedicata alle materie prime, organizzata dalla Commissione Europea alla Sapienza di Roma lo scorso dicembre, in Italia sono presenti i due più grandi bacini europei, i secondi a livello mondiale, di due elementi rari e imprescindibili per l’industria hi-tech e non solo. “Abbiamo una cassaforte piena di ricchezza sepolta nel terreno e non la tiriamo fuori”, ha dichiarato Andrea Ketoff, direttore generale di Assomineraria. “Nel 2011 abbiamo pubblicato una lista delle materie da cui dipendiamo per tutte le tecnologie, e alcune di queste le importiamo al 100%”, ha osservato Mattia Pellegrini, responsabile per le materie prime nella Commissione Europea. “L’Italia – ha detto inoltre Pellegrini – è uno dei più grandi produttori di marmo, sabbie e cemento, ma è anche ricca di idrocarburi e molti elementi preziosi che non vengono sfruttati. Bisogna inoltre comprendere che non è possibile sostenere l’industria delle tecnologie verdi, così come tutto il mondo digitale, senza l’estrazione di questi minerali. Sono infatti insostituibili per realizzare celle fotovoltaiche o le turbine eoliche”.
Ma cosa sono esattamente queste materie prime denominate terre rare? Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici fondamentali per l’industria tecnonogica. In pratica senza questi elementi potremmo ad esempio scordarci smartphone, computer e videogiochi. Di più, e meglio, senza di essi non esisterebbero schermi televisivi lcd, monitor dei pc, fibre ottiche, cellulari e tablet touchscreen, convertitori catalitici, lampade fluorescenti, auto ibride, turbine eoliche e tutta una serie di mezzi e armi militari. Le terre rare vere e proprie però sono scandio, ittrio e altri 15 elementi detti lantanoidi come il neodimio, in mancanza del quale addio hardware dei computer e il prometio fondamentale per la produzione di macchinari medicali di ultima generazione. Tra questi elementi non vi sono antimonio e titanio, così come non vi è il coltan, un’altra “terra rara” causa di conflitti militari e battaglie diplomatiche.
Sta di fatto che, per quanto scorretto da un punto di vista strettamente scientifico, tutti gli elementi e le materie prime difficilmente reperibili e altrettanto necessari per produrre sia prodotti di alta tecnologia che prodotti di consumo quotidiano vengono convenzionalmente definiti terre rare. E come per tutte le materie prime preziose e indispensabili per la sopravvivenza della società tecnologizzata, anche per le terre rare è in atto una guerra globale tra grandi potenze senza esclusione di colpi. Anche perché, come vedremo nel prossimo articolo, al momento la Cina detiene quasi un monopolio assoluto sulle terre rare. Una situazione che però, nonostante l’enorme potenziale di Pechino, sta lentamente cambiando.
Eugenio Palazzini
2 comments
[…] e cospicue quantità di quei metalli rari di cui Primato Nazionale ha parlato ultimamente (vedi qui e qui). Spreco perché attualmente i materiali in questione vengono in larghissima parte caricati […]
Credo, prometto e giuro, vogliono l’infinito futuro; così in questa assopita cioviltà morente del mio paese, nessuno crede più ai tesori sotterrati sotto casa. Ci vorrà una fame estrema pertché qualcuno, d’altra energhia ( ed Intellighentia) venga a sfuttare quello che gli inerti lasciano sepolto. Danke, giorgio