Milano, 22 mag – Tornelli e biglietterie automatiche manomesse, titoli di viaggio falsi distribuiti tra agli utenti della linea 3 della metro di Milano: e fu così che il movimento “Atm: Autoriduciamo i trasporti metropolitani” in solo tre raid vandalici in altrettante stazioni metropolitane del capoluogo lombardo è riuscito nella poco lusinghiera impresa di fare danni per 70mila euro. Una cinquantina di appartenenti al movimento hanno così reagito in risposta all’aumento del biglietto a 2 euro per il trasporto pubblico che scatterà a luglio.
“Lo avevamo promesso”
“L’avevamo promesso, l’abbiamo fatto, ed è solo l’inizio“, si legge sulla pagina Facebook del gruppo d’azione. Gli attivisti – qualche decina tra studenti, precari e disoccupati – oltre al sabotaggio delle trafficatissime stazioni di Missori, Garibaldi e Zara hanno distribuito ai viaggiatori migliaia di finti ticket, invitando tutti a partecipare allo sciopero del biglietto. Il rincaro dei titoli di viaggio Atm, viene spiegato su Facebook “una misura ingiusta che va a colpire ulteriormente le famiglie e i lavoratori. Aumentano la benzina, gli affitti, le rette dei nidi, quelle dell’università e ora anche i trasporti, che in teoria dovrebbero essere pubblici. Gli stipendi invece non aumentano mai e chi ha un lavoro fa fatica ad arrivare a fine mese”.
“Lavoratori come voi”
Nei giorni scorsi il gruppo aveva messo in guardia anche i controllori Atm: “In questi giorni inizierà la campagna contro l’aumento dei biglietti. Aumenterà anche la gente che salterà i tornelli e cercherà di sfuggire ai vostri sguardi vigili. Non prendetevela, non sono vostri nemici, sono persone come voi, lavoratori come voi. Ragazzi in bolletta sparata o disoccupati che cercano un lavoro. Il vostro è quello di controllare gli accessi, ma non riducetevi a servi dei dirigenti Atm che guadagnano centinaia di migliaia di euro, soldi che voi non prendete di sicuro e noi tanto meno. Prima di essere guardie siete lavoratori – conclude nella nota – Non accanitevi contro persone nella vostra stessa condizione per difendere gli interessi dei ricchi”.
Cristina Gauri
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