Londra, 14 mag – Non solo oggetti di uso quotidiano, o perfino pistole e fucili, ma anche i farmaci possono essere costruiti per mezzo delle stampanti 3D. Con risultati inattesi e molto interessanti.
Ricercatori inglesi della UCL School of Pharmacy, University College London, e di un’azienda farmaceutica sempre britannica, infatti, hanno appena pubblicato sulla prestigiosa rivista International Journal of Pharmaceutics uno studio in cui, combinando l’estrusione con fusione a caldo (HME) con la tecnologia di stampa 3D (3DP), hanno prodotto compresse di forma diversa che sarebbe altrimenti molto difficile realizzare utilizzando metodi tradizionali.
L’estrusore ha prodotto filamenti di alcool polivinilico con circa il 4% di carico di paracetamolo – notissimo principio attivo ad azione analgesica – con caratteristiche adatte a fungere da inchiostro per stampanti 3D.
Cinque differenti geometrie di compresse sono state generate: cubica, piramidale, cilindrica, sferica, e toroidale, senza osservare alcun deterioramento del farmaco.
Si è osservato – questo il punto fondamentale – che la velocità di rilascio del principio attivo nell’organismo non dipendeva dalla dimensione della superficie esterna delle compresse, ma dal rapporto tra questa superficie e il relativo volume, suggerendo quindi l’impatto della forma geometrica sul rilascio della sostanza, quindi la possibilità di regolare la velocità di assorbimento del farmaco da parte dell’organismo, a parità di dose, modificando la forma della compressa secondo una varietà di geometrie, cosa che non è generalmente facile, e spesso impossibile, con le ordinarie tecniche industriali di compattazione delle polveri.
Francesco Meneguzzo