Roma, 5 mag – Si può produrre acqua sulla Luna? Da oggi sì, è possibile grazie al Politecnico di Milano e OHB Italia. Un progetto che a lungo termine è destinato a rivoluzionare la nostra dimensione “spaziale”, perché di fatto l’uomo inizierà la colonizzazione dell’unico satellite della Terra. Alla conquista della Luna insomma, sul serio e grazie agli scienziati italiani. Si tratta di un progetto che parte dell’Esa (l’Agenzia Spaziale Europea) con il contributo dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana) In pratica l’uomo inizierà a produrre acqua, dunque ossigeno e idrogeno, direttamente sulla superficie lunare. Evitando così alle future missioni lunari di doversi rifornire sulla Terra. Il tutto consentirà una notevole riduzione dei costi di trasporto del materiale e vantaggi logistici non di poco conto.
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Produrre acqua sulla Luna. Come funziona il processo
A spiegare come funziona questo processo è Michèle Lavagna, professoressa del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano. “Non stiamo estraendo acqua dal terreno ma stiamo lavorando con un processo termochimico per trasportare l’Ossigeno dall’accoppiamento con una certa particella metallica fino all’accoppiamento con l’Idrogeno e quindi portarlo a trasformarsi in acqua”, dice Lavagna. Ma come è composto questo impianto? “Partiamo dalle linee di fluido: viene inserita una miscela di gas che arriva ad alta pressione, viene effettuato un controllo e portato a bassa pressione, entra nell’elemento principale: un forno ad alta temperatura che ha all’interno il cuore dell’equipaggiamento, una fornace in cui viene inserita dall’alto la sabbia. Questo cilindro viene chiuso per mantenere la temperatura molto alta necessaria al processo e all’interno, nell’interazione dei gas Metano e Idrogeno con gli ossidi contenuti nella sabbia lunare si ottiene il passaggio di testimone; l’Ossigeno si attacca alle particelle di carbonio e viene trasportato fuori, nella parte alta del forno, come Anidride carbonica o Ossido di Carbonio. Una volta che il gas esce ad alta temperatura viene portato a una temperatura più bassa per poter elaborare l’ossigeno in modo da trasferirlo all’Idrogeno e trasformarlo in acqua. Dalla seconda reazione chimica usciamo ancora in forma gassosa e arriviamo a un frigorifero che abbassa ancora la temperatura ben sotto lo zero e il vapore diventa solido. Il solido lo ritroviamo nel condensatore come ghiaccio; l’acqua viene separata grazie al raggiungimento di zero gradi e abbiamo la solidificazione dell’acqua”.
L’Italia protagonista del sistema Spaziale
Roberto Aceti, amministratore delegato di OHB Italia, specifica che “l’Italia è alla frontiera e avanti rispetto ad altri Paesi su queste tematiche e noi siamo confidenti che nei prossimi anni riusciremo a raggiungere il risultato sperato: portare l’Italia tra le grandi nazioni protagoniste del sistema Spaziale”. Aceti fa notare inoltre che “per viaggiare nello Spazio e creare basi abitative sulla Luna e su Marte abbiamo bisogno di realizzare tecnologie pronte per sostenervi la presenza umana. Produrre ossigeno in ambiente lunare testimonia come la stretta collaborazione tra scienza, ricerca universitaria e imprese possa portare a sviluppare un prodotto industriale di altissimo valore tecnologico in grado di cambiare le prospettive del nostro futuro oltre a riconfermare le altissime competenze spaziali dell’Italia sulla scena mondiale”.
Alessandro Della Guglia
3 comments
In questo caso la tecnologia italiota non può fallire, dato che “fa acqua” da tutte le parti.
In ogni caso io e il mio Movimento Stralunario vigileremo sulla faccenda.
Perchè a noi narco-meccanicisti-neoquantisti è stato dato il compito (tra le altre cose) di vigilare sul destino dell’universo, mica cazzi.