Un quadro non troppo diverso da quello che siamo abituati a vedere in ogni corteo di questo tipo ma con la triste nota in più delle maglie inneggianti alle foibe, le tristemente note fosse in cui venivano gettati i corpi vittime degli eccidi in terra Giuliano Dalmata. Una caduta di stile, una mancanza di rispetto, un atto gravissimo non fosse altro che l’intenzione della manifestazione era proprio quello di manifestare, insieme alle istituzioni, per ribadire l’importanza dei valori democratici fondati sull’antifascismo, per ricordare quanto fosse stata sbagliata la tragedia delle fosse Ardeatine e di quanto sia oggi giusto non permettere la sepoltura dell’ufficiale che ha eseguito l’ordine di eseguire la rappresaglia. Predicare tutto questo con simboli e slogan inneggianti ad un altro massacro etnico, osannato se non talvolta negato, ai danni dei propri connazionali. Una mancanza di coerenza oltre che di decenza e di rispetto, resa ancora più grave considerata la presenza di autorità istituzionali quali deputati e sindaci che hanno sfilato senza problemi a questa manifestazione che non ha avuto rispetto per i morti che, evidentemente, non sono tutti uguali: c’è qualcuno che è degno di essere ricordato. Altri, nel nome dell’antifascismo e della libertà, no. L’augurio è che così come il 9 novembre 1989 ha segnato la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 2013 ponga fine a questo teatrino delle miserie umane.
Alessandro Bizzarri