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Centrodestra: un insensato ritorno al passato

by La Redazione
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fini berlusconiRoma, 12 nov – A volte ritornano. Alleanza nazionale e Forza Italia, a quanto pare, saranno le novità (si fa per dire) politiche della stagione che si sta aprendo. Il che è un fatto che già si commenta da solo: l’incapacità di questa classe politica di trovare una forma partito nuova, che non sappia di artificioso, è conclamata. A quanto pare abbiamo a che fare con un centrodestra che non solo è nostalgico, ma lo è anche delle cose sbagliate, dato che fare del 1994 una sorta di età dell’oro politica è quanto meno discutibile.

Sul versante Forza Italia, lo scontro è fra la fazione neo-democristiana e i berlusconiani a oltranza.

Lo scontro in vista del 16 novembre, giorno del Consiglio nazionale del Pdl che dovrebbe sancire lo scioglimento del partito e il ritorno ufficiale a Forza Italia, è durissimo. Roberto Formigoni e Mariastella Gelmini (rispettivamente alfaniano e berlusconiana di ferro) si scambiano complimenti su Twitter: “In Lombardia dove, ahimé, abbondano falchi e pitonesse, il nostro documento degli ‘Innovatori del Pdl’ ha già raccolto la firma del 40% di membri del Consiglio nazionale”, posta Formigoni. Replica della Gelmini: “In Lombardia oltre il 70% dei delegati ha scelto di stare con Berlusconi. Formigoni millanta il 40% delle firme che tristezza!”. Controreplica a stretto giro di posta: “Povera stella, la ns Gelmini, che nella concitazione di questi giorni non sa più fare i conti. Ma poichè noi abbiamo il 40%, loro non più del 60%”. L’ex ministro dell’Istruzione non ci sta: “La maggioranza della direzione nazionale ai governativi? Nemmeno per sogno: 82 firme per Berlusconi su 128! #BastaBalle”.

Stefania Prestigiacomo, invece, reagisce piccata a Fabrizio Cicchitto, che parla di un partito in mano agli stremisti. “Meglio estremisti come Berlusconi che attaccati al potere, come predica Cicchitto, disposto ad avallare qualsiasi onta politica e programmatica pur di sostenere il governo”, spiega la fedelissima berlusconiana. E così via. Il problema è che mentre gli alfaniani perseguono un obbiettivo puramente politicante e para-tecnocratico, i falchi pro-Cav sembrano aver esaurito ogni energia reale che non sia pura millanteria verbale.

Ma le vere comiche le vediamo spostandoci un po’ più a destra. Se Forza Italia nasce male, Alleanza nazionale nasce peggio. Un progetto che nasce senza un leader, senza un progetto, basandosi solo su alcuni valori. Dove i suddetti valori sono però i 230 milioni di euro tra case, sedi, immobili vari del patrimonio di An. Qualche giorno fa Francesco Storace ha rilanciato nome e simbolo insieme ad Adriana Poli Bortone di Io Sud, Roberto Menia di Fli, Luca Romagnoli di Fiamma Tricolore. Il progetto, però, nasce già dimidiato, dato che la componente Fratelli d’Italia non è della partita, così come Gianni Alemanno. Gianfranco Fini, invece, resta alla finestra, ma l’impressione è che stia ostentando la sua uscita dalla porta per rientrare dalla finestra dopo aver preparat il terreno, cosa che sta già facendo.

Quale sia la ratio politica del nuovo partito non è chiaro. Tutto nasce da una profonda scontentezza dagli esiti dell’avventura Pdl, ma al nuovo progetto manca sia la fase “fredda” (una analisi spietata, un’autocritica, una visione lucida) sia quella “calda” (un leader che scaldi i cuori, un progetto davvero coinvolgente). Si sa solo che a un certo punto si è finiti in un burrone. La soluzione? Ritornare a un metro dal baratro, e mettersi nella stessa direzione, alla stessa velocità. Chissà come andrà a finire…

Adriano Scianca

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