Roma, 8 dic – Spiace rompervi le uova nel paniere (quasi) natalizio ma la malinconia fa parte della vita e non è assolutamente un sentimento negativo. Al giorno d’oggi si disprezzano sin troppo i sentimenti “negativi” come l’odio, la tristezza, la nostalgia perché il mondo ci vuole sempre sorridenti, eternamente propositivi, come Jane Fonda nei video di esercizi aerobici. Ma dalla malinconia nascono (spesso) le cose migliori. Magari nasce una risata.
5 – The Breakfast Club – John Hughes, 1985
La storia è semplice ed ha fatto da apripista a tutti i teen movie dagli anni ottanta in poi; cinque studenti di una scuola superiore, tutti in punizione per qualcosa sono costretti a trascorrere l’intera giornata in biblioteca. Il preside li sorveglia e assegna loro un tema: “Chi sono io?”. Tutti sono molto diversi tra di loro; c’è la dark introversa, la principessa popolare, il ragazzo sportivo e vincente, il fragile nerd e il bullo, il ribelle: Bender. Lui è uno dei personaggi più significativi e amati del film – tant’è vero che Matt Groening ha battezzato il robot Bender Rodriguez proprio da lui. La scena in cui alla fine della “punizione” se ne torna a casa alzando il pugno al cielo in segno di vittoria sulle note di Don’t you forget about me dei Simple Minds è sicuramente esaltante, ma ha anche il sapore di un momento irripetibile, della gioventù; e delle emozioni che questa porta nella nostra vita, forti come probabilmente non saranno mai più.
4 – La guerra degli Antò – Riccardo Milani, 1999
Tratto dal libro della scrittrice abruzzese Silva Ballestra Il disastro degli Antò, il film narra le tragicomiche gesta dei quattro punk di Montesilvano, cittadina balneare dell’Abruzzo, tutti di nome Antonio, tutti intrappolati ma indomiti rispetto alla loro vita di provincia fatta di famiglie frustrate, maldicenze, “aristocrazie” locali e zii nella Gladio. Il protagonista Antò Lu Purk cerca di emanciparsi per davvero, prima andando a Bologna poi ad Amsterdam. Ma questa ribellione tanto cercata forse non si ritrova che a contatto con le proprie radici. E la scena finale dei quattro amici riuniti sulla spiaggia che passeggiano sulle note de La stagione dell’amore eseguita dagli Avion Travel riassume un po’ tutto.
3 – Vacanze in America – Carlo Vanzina 1984
La storia la conosciamo più o meno tutti visto che è uno dei classici vanziniani; un gruppo di studenti della scuola cattolica San Crispino alla volta degli Stati Uniti insieme al oro insegnante, don Rodolfo da Ceprano (Christian De Sica) conosciuto da tutti come “don Buro“. Ognuno di loro scoprirà qualcosa di più da se stesso un po’ per l’età, un po’ per l’illusoria libertà che un viaggio nella land of freedom regala. Il narrante è il personaggio interpretato da Claudio Amendola, Alessio, che prima viene rimpallato dalla bellissima Antonella per tutto il viaggio e poi, una volta rientrati a Roma, la respinge perché ha trovato un’altra. Non ci sentiamo tristi per lei e il distacco non è sofferto; è semplicemente la vita che va avanti e si lascia alle spalle delle (pur affascinanti) illusioni. Titoli di coda a cura di Antonello Venditti con Ci vorrebbe un amico.
2 – Sapore di mare – Carlo Vanzina, 1983
Seconda posizione per un altro classico vanziniano. Sapore di mare è un classico balneare che non teme mai di invecchiare (anzi, il remake di qualche anno fa appare molto più datato dell’originale del 1983). Tra le varie storie che si incrociano c’è quella d’amore tra il tombeur de femmes Jerry Calà che si innamora della bellissima ma ritrosa napoletana Marina Suma e poi la abbandona per la fidanzata “ufficiale”, spezzandole il cuore. Chiunque lo abbia ancora, un cuore, si è sicuramente commosso sulla scena finale in cui in un flash forward a diciotto anni dopo, in cui i personaggi interpretati da Calà e dalla Suma si reincontrano e, apparentemente, si ignorano. Tranne che per un gesto; quello del latin lover dal cuore tenero che invia un biglettino alla sua fidanzata abbandonata: “Sei sempre la più bella”. Questa volta Vanzina ci porta sull’orlo delle lacrime con l’aiuto di Riccardo Cocciante e della sua Celeste nostalgia.
1 – Borotalco – Carlo Verdone, 1982
Borotalco è probabilmente la commedia in cui Verdone raggiunge il pareggio tra la sua voglia di farci ridere e la sua innegabile, intrinseca malinconia. La storia di Sergio Benvenuti, fidanzato insoddisfatto bullizzato dal suocero Mario Brega, che decide di reinventarsi una vita fantastica adottando l’identità del bellissimo e avventurosissimo Manuel Fantoni per far colpo sull’ingenua Nadia (con la quale condivide, non detta, la voglia di evadere dalla realtà) intenerisce per quanto è maldestro. Quando viene scoperto, scatta la tragedia, cala la scena e tutti a casa. O forse no? Quando Sergio e Nadia si incontrano di nuovo tutti e due sembrano aver seguito i binari che la vita aveva predisposto per loro. Eppure non rinunciano a sognare, anche solo per un attimo. E dopo “e baciami scemo” parte Grande figlio di puttana (“uno che ruba anche la luna se la deve dare a te”) degli Stadio.
Ilaria Paoletti
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