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“Una Pezza di Lundini”: elogio della presa per il culo del politicamente corretto

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 31 mar – Attenzione contiene volutamente spoiler: elogio di Una Pezza di Lundini e della presa per il culo del politicamente corretto. Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli sono la coppia dell’anno della Rai (anzi, va, della tv). Sono la ragione incarnata per cui deve esistere la televisione pubblica e nonostante l’orario di nicchia – secondissima serata – devono esistere programmi così originali, controcorrente, fuori dagli schermi. Anzi fuori, proprio.

Torna Una Pezza di Lundini, il geniale programma che percula il politicamente corretto

Oggi a leggere i social è tutto un tripudio di tributi alle tante, nuove trovate davvero geniali della prima puntata della terza stagione, andata in onda ieri alle 23.30 su Rai2. Ma nessuno accenna alla cifra, alla chiave del “programma inadeguato di Giovanni Benincasa”: la incessante, scientifica, capillare presa in giro del politicamente corretto. In poco più di una mezz’ora e con un montaggio originale e spaesante, i due conduttori demoliscono una serie di must della tv di intrattenimento e di stereotipi del pensiero unico mainstream.

Un sagace sberleffo degli stereotipi tv

Si va dall’intervista alla coppia di non vedenti, con lei che dice che si è innamorata del suo fidanzato per i suoi bellissimi tatuaggi (che lui mostra ma che invece non ci sono) al duetto da Brividi di Lundini e il suo fidanzatino Topo Gigio. Per passare al programma Carsharati, dove il presentatore prende a bordo un car-cerato per mostrargli Roma dopo tanto tempo e il galeotto gli ruba l’auto in car sharing.

Una serie continua di gag e battute mai banali e sempre nuove

Fino ad arrivare alla vera chicca: la nuova fiction della Fanelli, Agente scelto Marilena Licozzi. Tratta da una serie di libri di un’autrice svedese il cui titolo, tradotto in italiano significa “Attenzione, arriva la merda”. Il genio nel genio. “E’ perché sono una donna?”, ripete ossessivamente la Fanelli ai colleghi maschi nei panni dell'”agenta” che corre con la sirena in mano. In un continuo sommarsi di gag e battute mai banali e sempre nuove – e loro due ci scherzano, eccome, quando dicono “in Italia siamo sopra la media, già in Belgio saremmo normali” – la puntata scorre via con il giusto ritmo, strappandoci continue risate e solleticando il cervello.

A fare da colonna sonora anche quest’anno ci sono i Vazzanikki, che accompagnano Lundini nelle sue performance (canta pure bene, sentitevi il duetto con Topo Gigio sul tormentone di Sanremo: tocca acuti perfetti per il topo della tv di un tempo che fu). Mai parolacce, mai volgarità. Giochi di parole a profusione, un clima surreale di comicità assurda e intelligente. Non manca poi il tormentone della migliore scuola demenziale (ieri era il nuovo fantomatico film di Virzì con la Fanelli). Ci sono tutti gli ingredienti per chi ama il non sense e la comicità spiazzante. Il tutto lontano anni luce dalla stucchevole e passatista satira “de sinistra”. Un programma che mette alla berlina quella tv che gli permette di andare in onda.

Ieri a seguire Lundini (qui il pezzo del Primato sulla sua ascesa) con le sue facce stralunate e la bravissima Fanelli – in perfetto equilibrio tra teatro di prosa e cinema neorealista – sono stati 368mila spettatori. Pochi ma buoni, persone che come chi vi scrive se ne fregano di fare le ore piccole davanti alla tv. Perché per ridere con il cervello acceso non è mai troppo tardi.

Adolfo Spezzaferro

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