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Costruzione dal basso: una novità destinata a durare?

by Marco Battistini
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costruzione dal basso

Roma, 10 apr – Tiki taka o calcio verticale? Interrogativo social, probabilmente retorico, posto dal mister interista Antonio Conte dopo il vittorioso derby di campionato per 3-0 sui cugini del Milan. Il video apparso sulla pagina Instagram dell’allenatore mostra simultaneamente l’azione del raddoppio di Lautaro (8 passaggi con 9 giocatori coinvolti) e una conclusione alta di Sensi in occasione della trasferta a Barcellona di ottobre 2019 persa 2-1 (8 passaggi, 8 giocatori coinvolti). Sollecitato più volte sull’argomento il leccese ha sempre considerato come ottimale una via di mezzo. Anche se, conoscendo le sue squadre, sembra che la seconda opzione sia quella preferita.

Possesso palla e costruzione dal basso, facciamo chiarezza

Le azioni sono accomunate in quanto entrambe partono dai piedi di Handanovic e arrivano al tiro con una certa rapidità. Riprendendo pertanto l’argomento tattico più in voga del momento, quello della costruzione dal basso. Tale impostazione di gioco è ritenuta dai più una rivisitazione del tiki taka spagnolo. Assunto errato in quanto se quest’ultimo è basato quasi esclusivamente su una fitta rete di brevi passaggi rasoterra, la prima non disdegna affatto l’utilizzo della palla alta. Sia essa un cambio di gioco diagonale o – seppur più raramente rispetto al passato – un lancio verticale verso il centravanti. Il fine ultimo di un utilizzo estensivo del possesso palla è quello di “lavorare ai fianchi” l’avversario. Cercando di occupare il più possibile la metà campo avversaria. Chi invece opta per questo inizio sistematico dell’azione da parte del portiere “richiama” a sé l’avversario, che una volta “alzato” e scoperto viene velocemente colpito alle spalle.

Un altro equivoco ricorrente è quello di confondere tale organizzazione tattica con l’abitudine dei calciatori di non “buttare via” il pallone sotto pressione. La poco signorile – ma sempre efficace – “spazzata in tribuna” nel professionismo viene utilizzata più che altro nelle battute finali di una partita combattuta quando, pur di portare a casa punti importanti, si mette per qualche minuto l’eleganza in panchina. L’errore marchiano con cui, ad esempio, Bastoni ha spalancato la porta a CR7 in Coppa Italia non è ascrivibile alla c.d. costruzione bassa. Sempre i detrattori dell’impianto di gioco in questione tendono a confondere semplici infortuni tecnici – imperdonabili a certi livelli – con una non meglio specificata testardaggine degli attori in campo. Ccome nel caso del maldestro rinvio di Sportiello sul primo gol madrileno nel ritorno degli ottavi di Champions.

La percezione del rischio

Infatti un ulteriore fattore da valutare in tal senso è la percezione del rischio. Certo, decidere di ripartire costantemente dalla propria area di rigore, può sembrare un azzardo. Ne sa qualcosa lo juventino Betancur che al Dragão di Oporto ha confezionato una frittata indigesta. Questo perché le maglie della difesa (in possesso palla) si allargano e, data la vicinanza della porta, non hanno quindi il tempo materiale per stringersi. Secondo diversi analisti invece optare spesso con una rimessa lunga comporta una più alta probabilità di perdita del pallone. Con tutto quello che ne può conseguire. Sicuramente essere privati della sfera nel cerchio di centrocampo è meno rischioso, il problema si pone quando diventa una costante nel corso del match. Tante gare si decidono infatti sulle seconde palle: senza attaccanti forti nel gioco aereo e centrocampisti abili a “ripulire” questi “palloni di nessuno” si finisce per rincorrere l’avversario novanta minuti.

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La verità sta nel mezzo

La predisposizione giochista è sicuramente più varia rispetto al monocorde e caotico lancio. L’argomento, essendo soggetto ad un numero indefinibile di variabili (tasso tecnico, condizione fisica, avversario, fondo del campo ecc.), non può trovare una quadra definitiva. In tal senso di grande realismo sono le parole del camaleontico Ancelotti, allenatore dell’Everton. Il reggiano, che al Milan utilizzava anche quattro numeri 10 in contemporanea (Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Kakà) ammette senza mezzi termini di affidarsi ora alla sempreverde palla lunga e pedalare: “Quando arrivi in una nuova squadra, devi scegliere il gioco che si adatta meglio al suo contesto. All’Everton c’è una tradizione diversa, ci sono gli uomini adatti per risalire il campo con delle palle lunghe e anche i tifosi si esaltano con questo tipo di gioco. Quindi perché non provare ad attaccare velocemente, a farlo in verticale? Lanciamo in avanti e combattiamo sulle seconde palle, così coinvolgeremo la folla”.

Le nuove normative introdotte nel 2019 consentono che da rimessa dal fondo la ripresa del gioco possa avvenire anche all’interno della propria area: la costruzione dal basso rappresenta dunque il futuro. Opporsi aprioristicamente alla novità è la pigra soluzione di chi è destinato a rimanere sempre un passo indietro. Ma, come spiegato egregiamente dall’italico allenatore della seconda squadra di Liverpool, farne un indiscutibile dogma sarebbe allo stesso tempo castrante. Allegri dixit: “Il problema è capire quando farla, come farla e quando non si può fare”.

Marco Battistini

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jason17 10 Aprile 2021 - 8:11

Novità? Già l’olanda di Cruijff, Neeskens e Rep giocava costruendo dal basso, parliamo dei primi anni 70. Così faceva anche il Milan di Sacchi o il Bari di Ventura una decina di anni addietro. Diciamo che quando hai i giocatori adatti te lo puoi permettere, altrimenti la butti verso il centro del campo e speri nei rimpalli.

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