Si è ributtato nel mondo del calcio con la Roma, dove divenne team menager, e poi consulente di mercato del Val di Sangro. Entrambe esperienze non esaltanti. Il campo di gioco è lontano per poter esprimere la propria idea di calcio. Lo chiamano ad allenare il Lanciano nel 2008 ma senza fortuna.
L’anno della svolta è a Pescara, il suo primo grande d’amore. Inizia la stagione 2009/2010 come allenatore della Berretti è come responsabile del settore giovanile. Un ruolo che gli calza a pennello. D’altronde il frutto non cade mai lontano dall’albero. E Di Francesco è frutto di Zeman, uno che in quanto a scoprire giovani talenti ha molto da dire.
A gennaio 2010 Cuccureddu viene esonerato e la panchina dei delfini viene affidata proprio a Di Francesco. Vince la C1 e comincia a scoprire un giovanissimo Marco Verratti. Sarà lui ad arretrarlo sulla mediana. “Ne ha le caratteristiche tecniche e psicologiche-afferma Di Francesco- non è trequartista, gli manca il passo e, soprattutto, non tira in porta”.
Scoprire e valorizzare giovani italiani. È questa l’idea di calcio di Eusebio Di Francesco. È questo ciò che sta facendo a Sassuolo da due anni. Riguardo a Verratti e al fatto che il calcio italiano stia perdendo certi campioni se la prende con le grandi squadre : “Sbagliano a non osare, a non cercare prima i talenti. Non tutte le ciambelle vengono con il buco, ma deve essere la nostra filosofia: cercare chi ha margini e valorizzarlo. Noi stiamo preparando Berardi e Zaza per la Juve”.
E su questi due giovani italiani il Sassuolo sta creando un modello più che valido, che prevede il dare fiducia e valorizzare i prodotti dei vivai italiani.
L’idea di puntare sugli italiani è frutto del presidente della squadra emiliana. “È una scelta di Squinzi -afferma Di Francesco- ben vengano gli stranieri bravi, ma se gli italiani lo sono allora voglio questi“.
Il Sassuolo allora si gode il suo allenatore e i suoi gioielli made in Italy. Un gruppo che va in gol da 14 partite consecutive, in perfetto stile zemaniano, come ammette lo stesso Di Francesco: “Cerco di trasmettere una mentalità offensiva. Sarò noioso, ma l’ho imparato da Zeman. Anche per i giovani: se uno è bravo, lui gli dà fiducia”.
Ma da buon italiano Di Francesco sembra dar molto peso anche ad un certo equilibrio tattico, a differenza del Boemo, con una difesa che non va allo sbaraglio ed un centrocampo che compie fase offensiva e fase difensiva con la stessa intensità.
Un progetto ambizioso e a lungo termine, anche se le sirene delle grandi squadre (Fiorentina su tutte) cominciano a farsi sentire. Ma Sassuolo, per ora, coccola il suo allenatore e la sua visione del calcio Made in Italy.
Federico Rapini
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