diritti tv sky telecameraRoma, 19 mag – A stretto giro di posta dalla notizia, questa mattina, dei cinquanta arresti nell’ambito di un’inchiesta sulle scommesse che vede coinvolte società di Lega Pro e serie D, un’altra notizia arriva a scuotere il mondo del calcio, puntando questa volta direttamente il massimo campionato di Serie A. E tocca uno dei punti più controversi nella gestione delle finanze del pallone: quella dei milionari diritti televisivi.

Guardia di Finanza e autorità Antitrust stanno eseguendo, in queste ore, perquisizioni presso la sede di Lega Calcio e delle emittenti Mediaset e Sky, che si spartiscono il mercato delle trasmissioni in esclusiva delle partite. Alla base dell’azione ora in corso da parte delle fiamme gialle ci sarebbe un tacito accordo fra i due colossi dell’informazione, accordo che avrebbe falsato la concorrenza per quanto riguarda l’assegnazione dei diritti nel triennio 2015-2018.

Nel giugno dello scorso fu in effetti siglato fra le reti di Berlusconi e quelle di Murdoch un’intesa esplicita, con la quale -a fronte della concessione a Mediaset (tramite la controllata Mediaset Premium) delle partite delle otto squadre principali- Sky rinunciava a sbarcare sul digitale terreste acquisendo più di un pacchetto, che gli avrebbe permesso di esercitare un quasi monopolio sulle partite principali vietato dalla legge Melandri. Nell’intricata vicenda la Lega Calcio rinunciò a più di 150 milioni, scendendo al di sotto della soglia del miliardo complessivo.

Nonostante le apparenze, la spartizione dei pacchetti di partite non sembra dunque essere stata una modalità per tutelare la concorrenza. Anzi, stando alle ipotesi degli inquirenti gli unici interessi tutelati sarebbero stati quelli delle emittenti, a danno di quelli delle società sportive che non avrebbero così potuto massimizzare gli introiti inizialmente previsti.

Filippo Burla

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