È morto Maurizio Zamparini, storico ex patron del Palermo e del Venezia. L’imprenditore friulano aveva 80 anni, è deceduto nella notte all’Ospedale Cotignola di Ravenna per complicazioni legate a un problema al colon. Vi riproponiamo questo articolo pubblicato su questo giornale il 13 novembre 2015.
Giuseppe Iachini valigia alla mano saluta Palermo, Zamparini dice 44, come gli esoneri da presidente e i rosanero ripartono da Davide Ballardini. Sullo scranno siciliano siede, dal 2002, Maurizio Zamparini. Anima tormentata e tarantolata di sangue friulano, essenzialmente sale di un pallone che si fa, anno dopo anno, sempre più insipido e impettito come la nouvelle cuisine. Il mangiallenatori di Sevegliano, termine da cui ha sempre cercato di fuggire, dopo la vittoria contro il Chievo Verona, per 1-0, ha detto basta. Beppe, il tecnico in giacca, cravatta e cappellino dopo 776 giorni alla guida degli isolani è giunto ai saluti. Per lui una promozione dalla B alla A e l’undicesimo posto ottenuto nello scorso campionato. In questa stagione il 3-5-2 tutto grinta e grida dell’allenatore marchigiano non ingranava, seppur poteva contare sull’apporto di Franco Vazquez, 26enne argentino naturalizzato italiano, uno dei talenti più cristallini della massima serie per dribbling e assistenze ai compagni. Ma quello che ha fatto discutere è la modalità dell’esonero all’indomani della ritrovata vittoria.
La ragion d’essere di Maurizio Zamparini
Zamparini parla molto e agisce ancor di più. E’ un vincente, da mecenate dell’arte ha portato talenti del calibro di, in ordine sparso, Toni, Pastore, Sirigu, Miccoli, Dybala, Cavani, Grosso, Amauri, Balzaretti, Barzagli e tanti altri ancora sotto l’effige di Santa Rosalia. Ma Zamparini è padre padrone e vuole comandare anche quando si tratta di rettangolo verde. Lo spogliatoio è esploso all’indomani della cacciata di Iachini. Maresca e Vazquez, detto El Mudo (ma questa volta non ha fatto fede al suo soprannome), si sono schierati con il mister esonerato. L’ex Juventus parla di cifre, secondo lui il tecnico cacciato ha “portato nelle casse del club più di 60 milioni di euro!”, ma alla Zanzara il numero uno rosanero non ci sta, lo definisce un’ignorante che dice “stronzate”, per la fantasiose visione sui numeri del bilancio – il calciatore verrà multato – mentre “il miglior trequartista d’Italia” è stato definito un mezzo uomo, per essersi espresso su Twitter a favore dell’allenatore che lo ha lanciato nel nostro campionato, ai tempi del torneo cadetto.
Il presidentissimo fa muro, cementa l’ambiente e non le manda a dire. Smentisce, cifre ancora una volta le cifre, la cessione dell’italo-argentino a gennaio, il Milan alla finestra per lui – “non verrà assolutamente ceduto nel corso della sessione invernale del calciomercato” – ma parla di 30 milioni di euro più Iva al 22% per la vendita.
Un folle amante
Zamparini usa i mass media per catechizzare, punzecchiare, divertire e dimostrare di aver le redini in mano di una città che questa volta, soprattutto sul versante ultras, ha mugugnato in maniera forte e vibrante. Iachini ha un calcio vecchio di testa, ma con un cuore pulsante, Ballardini è il traghettatore, mai una stagione iniziata e conclusa, o subentro o esonero, e nel mezzo la strada per la salvezza, che il patron vede tramutarsi in cammino dorato verso l’Europa League, già assaporata nella culla del Mediterraneo.
La Sicilia, terra di mitologia ed emozioni che ribollono, può solo scontarsi con la lingua biforcuta, la faccia segnata e la scaltrezza tipica di chi non ha mai chiesto permesso. Palermo ha bisogno di uomini così, ma ancor di più il calcio. Perché di tunnel, rovesciate, inzuccate e diagonali ne abbiamo gli occhi pieni, ma sono le orecchie ad essere tappate dalla sciatteria delle parole tutte uguali. Lunga vita a Zamparini che visceralmente vive, checché ne dica di voler lasciare il calcio, la sua creatura come un folle amante, mentre bacia la propria Dea.
Lorenzo Cafarchio