Porto, 15 mar – Quanto accaduto martedì sera, in occasione della partita di ritorno degli ottavi di Champions League Porto–Inter, ha rappresentato una gestione sconsiderata e vessatoria da parte delle autorità portoghesi nei confronti di tifosi italiani in trasferta europea. Ancor più grave, è stata creata una situazione di assembramenti, calche ed enormi tensioni dove le prime vittime sono state famiglie con bambini e anziani. Tutto questo, senza alcun motivo.
Porto-Inter, io c’ero e vi racconto cosa è successo
Partiamo dal principio: dei circa 51.000 posti a sedere presenti allo stadio do Dragão, tremila tagliandi sono stati riservati per il settore ospiti, tagliandi che come è normale che sia in queste occasioni, sono andati esauriti immediatamente. Oltre a questo, circa 1.500 tifosi dell’Inter, incluso il sottoscritto, hanno acquistato tramite il sito ufficiale del Porto dei biglietti, non nominali, in altri settori, per lo più adiacenti all’ingresso 19/20 riservato ai tifosi ospiti. È doveroso ricordare che Porto è una città con meno di 300mila abitanti, con uno stadio molto capiente in rapporto alla popolazione e che negli ultimi decenni quasi ogni anno si trova a ospitare eventi di cartello di competizioni europee. La presenza quindi di tifosi non portoghesi nei settori dei locali è una situazione più che normale.
Nella tarda mattinata di martedì 14 marzo, stesso giorno della partita, inizia quella che è stata la gestione più scellerata degli ultimi anni di una partita europea. L’FC Porto pubblica sul proprio sito un comunicato nel quale spiega che i tifosi interisti potranno accedere solo nel settore ospiti. Una presa di posizione senza alcun senso, ingiusta poiché si tratta di tagliandi venduti dallo stesso FC Porto sul proprio sito, ma anche illogica e cialtrona perché, come scritto in precedenza, i biglietti non nominali non permettono nella fase di ingresso di stabilire chi sia un sostenitore di una o di un’altra squadra. Dopo alcune ore, in seguito a trattative tra le due società calcistiche e le autorità della UEFA, sui media portoghesi e italiani esce la notizia che sarà possibile per i tifosi italiani entrare nei vari settori dello stadio, purché senza simboli e colori interisti.
Tuttavia ciò che succede di lì a poco è esattamente l’opposto: chiunque sia italiano viene respinto durante l’ingresso. Ma come possono gli steward e la polizia presente sul posto, stabilire quali siano gli interisti dei restanti 48.000 spettatori se i biglietti non sono nominali? Disattivando i sistemi di scanner dei QR code presenti nei biglietti, e chiedendo a ogni singola persona se sia portoghese. È bene sottolineare che questo ha causato notevoli ritardi all’ingresso anche di tifosi del Porto, migliaia di loro infatti, sorpresi e sconcertati, non hanno potuto assistere al primo tempo. Coloro che venivano respinti venivano mandati nel settore ospiti, dove la polizia in tenuta antisommossa comunicava che non potevano entrare. Questo ha causato numerosi momenti di tensione, con anche cariche della polizia e in alcuni casi utilizzo di spray al peperoncino.
Morale della favola? Verso la fine del primo tempo tutti coloro che erano rimasti all’esterno hanno potuto accedere ai propri posti come da biglietto. Non vi è stato il minimo problema in nessun settore dello stadio. Quanto successo ieri sera (Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, ha presentato apposita interrogazione Ue, ndr.) rappresenta un’occasione in cui le autorità locali non solo non hanno gestito o risolto un problema di ordine pubblico, ma lo hanno letteralmente creato dal nulla, senza alcun valido motivo.
Gianluca Villani