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Serie A: biglietto di solo (girone di) ritorno?

by Marco Battistini
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Roma, 23 mag – A 90’ dal termine del girone di ritorno della stagione 2020/21 sono molti i verdetti già assegnati. Lo scudetto all’Inter, Atalanta sicura di rientrare tra le prime quattro, Lazio qualificata per l’Europa League, condannate alla retrocessione Parma, Crotone e Benevento. Rimangono aperte le corse solo per i due restanti posti nella coppa dalle grandi orecchie (Napoli e Milan padroni del proprio destino con la Juve che non dovrà fallire nella trasferta di Bologna sperando altresì in un passo falso di azzurri o rossoneri) e per la qualificazione alla novella Conference League, dove la Roma ha più di un piede grazie ai due punti di vantaggio sul Sassuolo.

Il girone d’andata

Dimidium facti, qui coepit, habet. Per il poeta romano Orazio “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Anche se poi, badando al sodo, l’importante è completare il lavoro. Ne sanno qualcosa, ad esempio, i tifosi di Milan e Benevento.

I diavoli milanesi – che nell’anno solare 2020 hanno viaggiato su ritmi impressionanti: 79 punti frutto di 23 vittorie, 10 pareggi e due sole sconfitte – sono partiti forte chiudendo l’andata davanti a tutti (+2 sui cugini) per poi calare vistosamente nel girone di ritorno, soprattutto tra febbraio e marzo (43 punti contro i 33 finora ottenuti). Non riuscendo a chiudere il discorso qualificazione nell’ultimo incontro casalingo contro un Cagliari oramai salvo.

Le streghe sannite, invece, alla diciannovesima giornata erano “virtualmente” salve. O per lo meno con un ottimo margine (6 lunghezze) sulle terzultime. Per poi confezionare il tipico suicidio sportivo nonostante i 7 pareggi e la clamorosa quanto illusoria vittoria in casa della Juve. La fotografia perfetta della stagione giallorossa è l’1-1 di domenica scorsa contro il Crotone. In svantaggio, dominati per ‘90 e con l’uomo in meno, i pitagorici, che nulla più avevano da chiedere al campionato, sono pervenuti al pareggio in pieno recupero.

Anche andando indietro nel tempo troviamo casi di squadre partite col piede giusto crollate in un secondo momento. Come la Samp 2010/11 : in acque tranquille (26) a metà campionato, poi retrocessa con la miseria di 10 punti racimolati nelle ultime 19 gare. O l’Inter 2015/16: a gennaio sul secondo gradino del podio (39 pari merito con la Juve che partì ingolfata) scivolata però in quarta posizione a 24 punti di distanza dalla Vecchia Signora.

Non chi comincia…

A vedere la classifica sembra proprio che i punti della seconda parte della stagione pesino “di più”. O, meglio ancora, i dati confermano che avere un buon rendimento da inizio anno solare in avanti sia più redditizio rispetto al “mettere tanto fieno in cascina” prima di Natale.

Se il titolo per distacco dell’Inter è figlio anche della costanza di risultati – nel solco del “non chi comincia ma quel che persevera” di leonardesca memoria – i casi di Napoli e Atalanta lasciano pochi dubbi. Inizio di torneo sotto ogni aspettativa sia per gli orobici che per i campani, il cui riscatto è passato per un girone di ritorno dove entrambe le squadre hanno conquistato finora la bellezza di 42 punti, dietro solo ai nuovi campioni d’Italia. O ancora l’esempio del Cagliari, terzultimo al giro di boa (14) ma salvo a 180’ dalla fine, grazie ai 23 mattoncini conquistati da fine gennaio a oggi.

Spulciando i dati del 2018/2019, ossia l’ultimo campionato giocato “normalmente” – il 2019/20 è un’annata anomala per cause di forza maggiore – i numeri confermano quanto sopra descritto. Protagonista del ritorno ancora una volta l’Atalanta. Ottava a fine andata (28) e terza a maggio (69). Un’ottima seconda parte di stagione premia anche il Torino, che gira un punto sotto gli orobici per poi guadagnarsi l’accesso a quella che una volta si chiamava Coppa UEFA. Stesso discorso per il Bologna, “spacciato” dopo i 13 punti dell’andata ma tranquillo alla chiusura dei giochi (44).

Ride bene chi ride… al girone di ritorno

La costanza di rendimento è una qualità che si può permettere solo chi ha certi valori tecnici, atletici e mentali. Nel corso dei 9 mesi difficilmente più di un paio di squadre riescono ad evitare il deleterio ripetersi di alti e bassi troppo pronunciati. Solitamente si tende a pensare che iniziare alla grande sia conditio sine qua non del successo sportivo. I dati e l’esperienza – che troppo spesso viene dimenticata – dicono però cose diverse. Insomma, festeggia bene… chi festeggia per ultimo.

Marco Battistini

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