Roma, 18 nov – Un giorno da pecora, su Radio Rai 2, ha raccolto la testimonianza di Lilian Thuram, ex difensore centrale della Juventus e della Francia Campione del Mondo nel 1998, sugli attentati avvenuti a Parigi lo scorso venerdì.
Essendo voce della società civile e “anima bella” della lotta al razzismo – annovera tra i suoi titoli anche quello di ambasciatore dell’Unicef – ha sentenziato: “il mio paese è in guerra, si, ma non da oggi: la Francia sta facendo la guerra fuori dalla Francia da un po’ di tempo. Perché quando il tuo paese va fuori e bombarda un altro paese vuol dire che è in guerra”. Questa guerra è “voluta” da chi porta violenza all’interno del dibattito politico e secondo l’illuminato Thuram è Marine Le Pen – chiamata “una signora”, come se pronunciare il suo nome, in pubblico, fosse simbolo del peccato originale – che dopo aver definito la nazione dal vessillo blu, bianco e rosso “bianca e cristiana” non ha fatto che creare ulteriore divisione tra il popolo transalpino. Dallo studio, l’ospite, Corradino Mineo, ex senatore PD, ha rincarato la dose affermando, senza mezzi termini, che la Jihad è figlia di chi propaganda odio contro i mussulmani, nonché Matteo Salvini e la Le Pen stessa.
Non c’è da sorprendersi e il fatto che i difensori del decadentismo puntino il dito contro chi denuncia il fallimento del multiculturalismo, era preventivabile. L’ex calciatore, nella sua disanima, ha esaltato la nazionale francese del ’98 come simbolo di integrazione, asserendo che l’Italia “ha la fortuna” di poter mirare l’oltralpe come simbolo di società multirazziale. Nient’altro che pura falsità, in malafede per giunta.
Parlando in questi termini si celebra la ghettizzazione dei popoli, l’ennesima condanna dell’europeo, in quanto bianco e colpevole di un debito di democrazia nei confronti di chicchessia. Si generano mostri, i soliti noti, per trovare il colpevole del fallimento della società dell’uguale, quando basterebbe che signori come Thuram e Mineo si guardassero allo specchio per trovare i primi nemici dell’Europa. Fratelli di chi ha bombardato Saddam, Gheddafi e oggi Assad.
Lorenzo Cafarchio