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Dove sono le portaerei americane? La maggior parte in cantiere

by Paolo Mauri
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Carl VinsonRoma, 10 apr – In queste ultime ore abbiamo assistito sui media principali, sull’onda lunga dell’attacco americano in Siria, a preoccupati servizi e rilanci di agenzia che riportavano lo spostamento del gruppo da battaglia della portaerei americana “Carl Vinson” (CVN-70) verso la Corea. Nella retorica giornalistica spiccia insomma si sottolinea l’escalation militare americana su più fronti.

Ma la domanda che quasi nessuno si è fatto deve essere un’altra per avere gli strumenti che ci permettono di avere chiaro il quadro geopolitico internazionale: dove sono le portaerei americane? La risposta è “in cantiere” e ce la dà la stessa US Navy che aggiorna settimanalmente gli spostamenti delle proprie unità navali di questo tipo. Risulta infatti che su 10 portaerei in forza alla flotta americana solo due siano in stato di “dispiegamento operativo” (La Vinson e la G. Bush), una sia in fase di “dispiegamento avanzato” ma a tutti gli effetti ai lavori in cantiere (la Reagan), 3 siano in “pre dispiegamento”, ovvero in fase di esercitazione per nuovi sistemi acquisiti o in attesa del Carrier Wing (la Nimitz, la Roosevelt e la Eisenhower) e 4 siano ai lavori di manutenzione (la Truman, la Stennis, la Lincoln e la Washington). Quindi fondamentalmente la US Navy può contare solo su due unità pronte all’impiego in questo periodo: la Vinson e la G. Bush.
Ma dove sono? Anche qui la US Navy ci viene in soccorso, dato che pubblica regolarmente il registro degli spostamenti delle portaerei.
Così scopriamo che la G. Bush è partita da Norfolk in Virginia il 21 gennaio del 2017 ed è entrata nella zona di operazioni della Sesta Flotta in Mediterraneo il 29 gennaio, restandovi dal 2 febbraio sino al 10 marzo quando è transitata da Suez per raggiungere il Mar Rosso, e quindi la zona di operazioni della Quinta Flotta, e da lì, via lo Stretto di Hormuz, il Golfo Persico dove ancora si trova. Più interessante ai nostri fini è vedere dove sia, e dove è stata, la Carl Vinson, che in queste ore è assurta alla cronaca dei giornali. La portaerei in questo momento risulta aver lasciato la base navale di Changi, a Singapore, diretta verso la penisola coreana.

carl vinson“Avevano ragione i telegiornali allora!”… niente affatto. Il perché è semplice: la Vinson è partita dalla sua base di San Diego in California il 5 gennaio di quest’anno diretta… indovinate… nel Pacifico Occidentale. Infatti, dopo una sosta ad Apra Harbor alla base navale di Guam dal 10 al 13 febbraio, è rimasta per tutto questo tempo ad incrociare nel Mar Cinese Meridionale, Orientale e nel Mar del Giappone, con una sosta in porto a Busan (Corea del Sud) tra il 15 ed il 19 marzo. Niente di nuovo nel Pacifico Occidentale, almeno da questo punto di vista, diciamo parafrasando il titolo di un noto libro, se non fosse che la situazione nell’area è davvero critica come abbiamo già ampiamente mostrato in questi mesi: la stessa scelta di inviare una delle due portaerei disponibili in quell’area lo dimostra; e dimostra anche come il Mediterraneo sia considerato, dopo tutto, un fronte secondario stante lo spostamento della Bush dalla Sesta Flotta alla Quinta. Ad avvalorare questa tesi ci sono altre due considerazioni: la Ronald Reagan, di base a Yokosuka (Giappone), che vedrà terminare a breve i 4 mesi di SRA (Selected Restricted Availability ovvero lavori di ordinaria manutenzione a meno del verificarsi di emergenze estreme che ne richiedano l’immediato ritorno in mare) ha, prima di gennaio, effettuato un’ampia crociera negli stessi mari battuti dalla Vinson in questi mesi, mentre la Roosevelt è previsto che venga schierata nel Pacifico Occidentale verso la fine di quest’anno, una volta terminate le fasi “Pre-Deployment”. Questo dimostra due cose: la prima che Washington ha sempre tenuto la “guardia alta” nell’area avvicendando due gruppi di portaerei in modo da garantire una massiccia presenza militare costante nell’area (cosa che ad esempio manca per il Mediterraneo), la seconda è che con ogni probabilità aumenterà le proprie forze nell’area con l’invio, entro fine anno di un secondo gruppo di portaerei.

Paolo Mauri

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