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De Benedetti teme che una nuova crisi economica metta a rischio le democrazie

by Giuseppe Maneggio
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de benedettiRoma, 28 set – Nel corso di una lunga intervista rilasciata quest’oggi al Corriere della Sera, l’ottantunenne ingegnere Carlo De Benedetti si è lasciato andare ad un presagio funesto: “Siamo alla vigilia di una nuova grave crisi economica e questa metterà in pericolo la democrazia“. L’imprenditore di Dogliani, che lo scorso anno ha spostato nuovamente la sua residenza fiscale in Svizzera, nonostante l’età, non smette mai di sproloquiare in favore di un solo ed unico pensiero: quello veicolato dalle testate del suo gruppo editoriale. Tutto ciò che è diverso viene tacciato, demonizzato, squalificato.
L’Occidente è a una svolta storica: è in gioco la sopravvivenza della democrazia, anche a causa della situazione economica e finanziaria. La democrazia nasce con il declino delle monarchie e della nobiltà e con l’ascesa della borghesia. Anche in Italia la democrazia si afferma dopo la guerra, quando si è creata una classe media. Oggi proprio la progressiva distruzione della classe media mette a rischio la democrazia; senza che si sia risolto il problema della stagnazione. Peggiorato dalla folle scelta europea dell’austerity in un periodo di piena deflazione, il che equivale a curare un malato di polmonite mettendolo a dieta“.

De Benedetti ha chiosato anche sulle elezioni Usa non escludendo una vittoria di Donald Trump, “per il mondo occidentale, una tragedia. Il protezionismo americano aggraverebbe la nostra crisi“. L’ingegnere vede nero anche in Francia: “Non si può escludere che diventi presidente Marine Le Pen, mentre in Italia, sulla base dei sondaggi, i Cinque Stelle oggi potrebbero vincere le elezioni (…) Non ci voglio nemmeno pensare“.

Inevitabile un suo pensiero anche sulla legge elettorale e sull’imminente referendum costituzionale. Già qualche mese fa l’ingegnere aveva affermato di voler votare No se Renzi non avesse cambiato il sistema elettorale. “Se ci fosse vera volontà politica, ci si potrebbe accordare per una nuova legge elettorale; ma al momento vedo solo tattica. I Cinque Stelle vogliono il proporzionale puro, e non mi stupisce: un movimento populista è sempre contro qualsiasi forma di maggioritario (…) Se vincesse il no, Renzi dovrebbe dimettersi il giorno dopo. Anche se non credo che lascerà la politica. E per fortuna, perché ha dimostrato di avere energia e qualità“.

Il giornalista del Corsera ha evitato qualsiasi domanda scomoda all’ingegnere. Nessun accenno allo scandalo Mps, o all’immenso debito accumulato da Sorgenia che senza l’intervento provvidenziale dell’amico Mario Monti, a suo tempo presidente del Consiglio, si sarebbe tramutato in un certo fallimento. De Benedetti al contrario di Re Mida tramuta in perdite e quasi fallimenti tutto ciò che tocca. Un ottimo imprenditore non c’è che dire, che con il suo gruppo editoriale controlla il 23% della stampa italiana e per questo si sente ancora abile a pontificare su qualsiasi argomento senza che venga messo in fuorigioco da alcuno.

Giuseppe Maneggio

 

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