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La parabola di Giovanni Toti: dai commenti pro ius soli, agli arresti domiciliari

by Michele Iozzino
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Roma, 7 mag – Disposti gli arresti domiciliari per il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, l’accusa è quella di corruzione.

Giovani Toti agli arresti domiciliari

Secondo il Gip di Genova Toti avrebbe ricevuto finanziamenti da alcuni imprenditori privati in cambio di favori, il tutto in vista delle quattro tornate elettorali che si sono susseguite in 18 mesi dal 2021 al 2022. Adottate misure cautelari per altre nove persone, fra cui l’imprenditore nel settore logistico e immobiliare Aldo Spinelli, l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, e il capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani. Su quest’ultimo peserebbe anche l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, in quanto avrebbe avuto rapporti con Cosa Nostra ed in particolare con il clan Cammarata. Indagati anche il consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Moncada, l’imprenditore portuale Mauro Vianello, e Roberto Spinelli figlio del già citato Aldo Spinelli.

La difesa del centrodestra

Una bella gatta da pelare per Toti, mentre gli alleati di centrodestra cercano di difenderlo nel segno del garantismo. Ad esempio, il ministro della Giustizia Carlo Nordio si dice perplesso sulle tempistiche: “Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini. Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni”. E specifica: “Se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine”. Insomma, non che si tratti di un’indagine ad orologeria, ma gli arresti domiciliari sono per Nordio poco giustificati. Mentre Matteo Salvini si astiene da ogni giudizio: “Per me ogni cittadino italiano è innocente fino a prova contraria a Bari, a Torino, a Genova e ovunque. E, quindi, non commento”. Per poi ricordare: “Mi spiace, però io stesso sono a processo e rischio la galera perché ho bloccato gli sbarchi”.

Un centrista incallito

Di certo non saremo nemmeno noi a sostituirci ai tribunali e condannare Toti prima del tempo. Ma forse la destra avrebbe dovuto abbandonare il presidente della Liguria già anni addietro, come quando si lancio in evitabilissimi spot a favore dello ius soli affermando: “Chi nasce in Liguria è ligure”. Quello di Toti è sempre stato un progetto all’insegna del centrismo, spesso indistinguibile dalla sinistra. Una quarta gamba tremolante per le ambizioni del centrodestra, che già di suo non brilla per iniziativa e per diversità dalla controparte. Anzi, è proprio questa specie di viltà intellettuale la principale giustificazione per la pretesa superiorità culturale dei progressisti, riconoscendola per vera. Per andare a trovare un caso di scuola basta tornare a quando sulla possibile presenza di Casapound ad una manifestazione disse: “Può starsene a casa, fa un regalo a tutti”. E chiosando: “Il fascismo fa schifo, peraltro è anche illegale”. Insomma, quello che direbbe un Berizzi qualunque.

Michele Iozzino

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