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Niente bagni per i trans: la Nba revoca l’All Star Game al North Carolina

by Lorenzo Cafarchio
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021416-7-NBA-All-Star-Game-OB-PI.vresize.1200.675.high.11Charlotte, 23 lug – Negli Stati Uniti d’America del 2016, quelli della “guerra razziale”, con tanto di sparatorie e afroamericani che si sentono in dovere di mettere a ferro e fuoco le città a stelle e strisce, da Washington a Seattle, la Nba ha deciso di revocare l’All Star Game Weekend 2017 alla città di Charlotte. Fin qui nulla di strano, se non fosse per la motivazione. In North Carolina esiste una legge chiamata HB2 – House Bill 2 – che obbliga le persone transgender ad usufruire dei servizi igenici pubblici in base al sesso che compare sul loro certificato di nascita. Per Adam Silver e i vertici del basket statunitense la discriminazione contro i trans è un affronto troppo grande, dunque niente gara delle stelle a Charlotte. Anzi, Bruce Springsteen e Bryan Adams hanno cancellato i loro concerti in città per protestare contro questo decreto.

Dalla palla a spicchi arrivano voci, pilotate del padrone, a favore della scelta. Mike Krzyzewski, allenatore della nazionale americana, afferma “la bathroom bill è una legge imbarazzante”, sulla stessa linea d’onda il cestista Kevin Durant che rincara la dose “capisco sia una decisione difficile, ma la rispetto. Nessuna discriminazione può essere permessa”. Ma dietro questa follia collettiva, che si trasforma in isteria, panico e pianto fino all’annullamento dell’evento in questione, chi c’è? Semplice, le multinazionali. Sì, perché ad architettare il tutto sono state due aziende la PayPal e la Deutsche Bank. Come ha scritto Adriano Scianca, parlando dei quindici anni dal G8 di Genova, “le grandi corporation sono diventate campionesse di pensiero politicamente corretto, gareggiando per il primato con quegli stessi ambienti che le contestavano. L’amministratore delegato di Apple, oggi, è un’istituzione che si situa più a sinistra di gran parte dei governi di sinistra del mondo. L’alter-mondialismo c’è, è lui, che bisogno c’è dei centri sociali?“.

Follia e megalomania prodotta negli States, capaci di mettere nel mirino Melania Trump, moglie di Donald Trump, andando ben al di là del sessismo, per aver pronunciato un discorso elettorale sovrapponibile a quello dell’attuale first lady Michelle Obama ai tempi della prima elezione del marito. Ma quando si tratta dei nemici del politicamente corretto tutto va bene e possiamo soprassedere, mentre sui vespasiani no.

Lorenzo Cafarchio

 

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