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Il lavoro che crea la Nazione. Il corporativismo fascista dal ‘900 a oggi (Parte I)

by Redazione
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corporanteRoma, 2 feb – Quando si parla di corporativismo fascista bisogna pensare all’originale terza via italiana rispetto alle teorie economiche liberali e marxiste, una concezione che si affermò in modo particolare in opposizione alla prima, che concepisce l’uomo quale atomo isolato, il lavoro come merce e il mercato quale forma migliore di organizzazione economica e sociale. Il corporativismo ricerca invece l’identità tra Stato e individuo nel nome della collaborazione di classe, per creare una concreta solidarietà organica nazionale. Per questo richiama i cittadini alle più alte responsabilità, nell’ottica di una partecipazione attiva e feconda alla vita politica del paese nella loro qualità di lavoratori. Giuseppe Bottai parlò negli anni ’30 della realizzazione di una autentica democrazia, in cui le masse venivano inserite nella vita nazionale da protagoniste, quasi un completamento e un superamento delle concezioni della Rivoluzione Francese in opposizione alle finzioni demagogiche e al dominio dell’economia che caratterizza le democrazie parlamentari.

Le radici del corporativismo, oltre alle corporazioni romane, vanno cercate in modo particolare agli inizi del ‘900. In primis va menzionato il sindacalismo rivoluzionario, quella vasta schiera di combattenti e pensatori che concepì l’unione dell’aspetto sociale con quello nazionale, in opposizione al socialismo italiano che fece un utopico appello all’unità dei proletari di tutta Europa in nome della lotta di classe durante la prima guerra mondiale. Filippo Corridoni, che morì durante il conflitto, fu uno dei nomi illustri di questo agguerrito fronte sindacale, i cui meriti nella “costruzione” del fascismo furono riconosciuti dallo stesso Mussolini nella Dottrina del fascismo (1932). Anche il futurismo, in un Manifesto del 1918, auspicò la creazione di un Parlamento dei produttori. Le stesse concezioni che si ritrovano in quel «radicalismo nazionale», descritto dallo storico Emilio Gentile ne Il mito dello Stato nuovo, che infiammò il primo Novecento con riviste come “La Voce” e uomini come Papini e Prezzolini. Impossibile non menzionare poi La Carta del Carnaro, la Costituzione della città di Fiume restituita (provvisoriamente) all’Italia da D’Annunzio e i suoi legionari nel 1920. Un documento socialmente ardito e innovativo in cui si parla esplicitamente di corporazioni. Tra i padri nobili, infine, un posto di rilievo spetta al “profeta del Risorgimento” Giuseppe Mazzini, la cui carica spirituale patriottica e il cui appello alla collaborazione di classe furono accostati al fascismo nientemeno che da Palmiro Togliatti e dal filosofo liberale Bertrand Russell. Tutte queste istanze si ritrovarono poi, in forme diverse, sia nel programma dei Fasci di Combattimento (1919) che in quello del PNF (1921). Dopo la presa del potere il fascismo cominciò la costruzione del suo edificio sociale, in cui il sindacalismo fascista cominciò a rivestire un ruolo decisivo.

Questo si affermò ben presto quale sindacato unico dopo una dura lotta con i sindacati avversi, sironifino a venir riconosciuto quale organo di diritto pubblico con la legge sindacale n. 536 del 3 aprile 1926. I rappresentanti sindacali entravano così nella «cittadella dello Stato». Poco tempo prima c’era stata la “svolta autoritaria” del regime dettata dall’omicidio Matteotti, un assassinio che, secondo alcune letture anticonformiste (come quella dello studioso Fabio Andriola su “Storia in Rete”) fu diretto dietro le quinte da ambienti legati ad alta finanza, industria e casa reale per bloccare qualsiasi avvicinamento scomodo del Duce al mondo di sinistra disposto a collaborare con lui. Mussolini, infatti, aveva allacciato poco tempo prima contatti con i sindacalisti D’Aragona e Baldesi nel nome delle riforme sociali. Il 1927 segna un altro momento importante: la Carta del Lavoro lancia al mondo un importante messaggio di civiltà: le tutele previdenziali, lo spirito corporativo e soprattutto l’articolo 1: «la Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui divisi e raggruppati che la compongono». Il lavoro diviene per il regime un mito, un’ideologia, una «pedagogia rivoluzionaria».

La crisi del 1929 è uno spartiacque fondamentale della storia. L’Italia reagisce meglio di altre nazioni alle difficoltà del momento e diviene un esempio per molti paesi. Gli Stati Uniti (dove la crisi è drammatica) inviano in Italia alcuni operatori economici e professori a studiare il modello fascista, tanto che alcune misure del New Deal voluto da Presidente Franklin D. Roosevelt ricordano da vicino quelle corporative, pensiamo agli interventi pubblici, al ruolo del sindacato, ai codici di concorrenza leale delle imprese. Bottai viene invitato dalla rivista “Foreign Affairs” a descrivere il modello fascista, mentre quasi tutta la stampa e il mondo accademico si occupa di Italia. I giudizi positivi non sono pochi, e il periodico “Fortune” arriva a elencare, oltre alcune considerazioni critiche, i vantaggi che un sistema corporativo porterebbe anche agli states. Il fascismo cerca di cogliere l’occasione per accrescere il suo prestigio internazionale e nelle maggiori riviste come “Critica Fascista” spesso si approfondiscono le riforme degli Stati Uniti. Lo studioso Giovanni Fontana si reca a Yale per approfondire i codici del lavoro americani, mentre anche con la Russia sovietica si avvia un confronto culturale interessante. È il 1935 quando la Corte Suprema americana dichiara incostituzionali alcune misure del New Deal, ponendo un freno alla rinascita economica a stelle e strisce che arriverà soltanto con l’ingresso nella seconda guerra mondiale.

Una constatazione che la dice lunga sulle cause dell’intervento nel conflitto da parte americana. L’interesse economico e di potenza muove anche le azione dell’altro gigante anglosassone: la Gran Bretagna. Giova qui aprire una parentesi su “Geopolitica” rivista promossa da Bottai e diretta da Ernesto Massi, che riesce indagare le cause profonde del conflitto tra “democrazie plutocratiche” e Italia. Massi nel suo percorso di ricerca non si occupò solo di geopolitica ma anche di corporativismo, a testimonianza che questo non costituisce una semplice concezione economica, ma abbraccia anche la sfera politica, spirituale e sociale.

Agostino Nasti

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1 commento

cesare 4 Febbraio 2016 - 12:46

Come alcuni sapranno, la BCE è privata e di proprietà di pochissimi plutocrati appartenenti alle logge massoniche oligarchiche(contrapposte a quelle democratiche a favore dello sviluppo armonioso dei popoli- vedi libro del Maestro Magaldi dal titolo”Massoneria; società a responsabilità limitatata in cui rende noto che anche Napolitano fa parte delle logge oligarchiche straniere!!) .La Banca d’Italia, anche essa in mano straniera dal 1992, anno della privatizzazione di Credito Italiano e Banca Intesa che ne detenevano la maggioranza, detiene un 16% della BCE insieme alle altre banche centrali europee, tutte private(il trucco è lasciare il nome di Banca d’Inghilterra o di Francia o d’Italia malgrado siano private!!). Anche la FED è delle stesse famiglie(in 67 persone hanno oltre la metà delle ricchezze finanziarie mondiali- Bill Gates è solo una cartina al tornasole dato che i banchieri centrali sono immensamente piu’ ricchi!)
Le Banche centrali stampano carta al posto dei governi a costo zero e in cambio di questa carta i banchieri centrali si prendono tutte le proprietà dei paesi(e pensate che il denaro creato lo mettono tra le passività e tra le attività mettono i titoli di stato acquistati creando una evasione fiscale stellare!!). Mussolini nel 1935 si libero’ della massoneria(grazie ai patti lateranensi del 1929 con Pio IX) e fece le banche d’interesse nazionale e rese anche la Banca d’Italia di proprietà pubblica. Cio’ non gli fu perdonato dai banchieri guerrafondai che subito misero le sanzioni all’ Italia ( ci fermavano in mezzo al mare le navi da trasporto spesso sequestrandoo il carico!). La scusa ufficiale delle sanzioni era la presa dell’ Etiopia, come se l’Inghilterra non avesse colonie.Anche Hitler aveva nazionalizzato le principali banche e insieme all’ Italia era uscito per prima al mondo dalla crisi del 1929 grazie ai soldi gratuiti stampati dallo stato!! Churchill fece di tutto per non accordarsi con Hitler che rivendicava i territori tedeschi tolti dopo la prima guerra mondiale e fece si’ che il giorno prima della invasione della Polonia fosse mandato a trattare con i tedeschi per la questione di Danzica uno che non era nemmeno un plenipotenziario e che quindi non poteva decidere nulla!!
Dopo la seconda guerra fu criminalizzato chiunque volesse una patria sovrana definendolo fascista dato che questi erano quelli che realmente spaventavano i banchieri criminali che si impossessavano dei paesi uno dopo l’altro.
Oggi siamo arrivati al punto che questi banchieri fanno comperare alle banche sempre di loro proprietà titoli spazzatura prodotti da loro con ottimi rating fino al giorno prima(le società di rating principali sono tutte loro!!) prendendo cosi’ tutti gli averi dei risparmiatori e sapendo di riprenderne altrettanti quando gli stati devono rimpinguare le banche private che hanno perso enormi capitali. Insomma i soldi gli fanno 2 volte cosi’ ma sopratutto rendono poveri e schiavi intere nazioni. Senza piu’ vergogna e con l’aiuto dell’ esercito di pennivendoli e media vari oggi ci dicono che nemmeno i risparmi individuali verranno salvati. Oggi cercano di convincerci ad eliminare il contante per renderci schiavi da spennare e allora chi protesterà si troverà senza credito e non potrà nemmeno chiedere l’elemosina dato che il denaro sarà elettronico e dei banchieri, non piu’ degli individui. Ovviamente tutta la promozione gay,lbgt, atea, degli immigrati e sovrannazionale(UE che non và riconosciuta dato che non l’abbiamo mai votata come individui) serve a levare ogni identità al paese e ai suoi abitanti al fine di conquistarlo del tutto. L’obiettivo di questi criminali è di controllare sin dalla nascita gli individui di tutto il mondo togliendo ogni ruolo alla autorità paterna e materna e rendergli schiavi. Oltre alla identità famigliare, religiosa e nazionale la nostra piu’ importante identità, quella sessuale, viene oggi messa in discussione dicendo che uno puo’ scegliersi il sesso che gli pare quando la diversità tra uomo e donna o tra nazioni è uno degli elementi di maggior ricchezza che ci ha dato il creatore!!
Insomma siamo messi male con una Banca d’Italia privata che deve controllare le altre banche(insomma i controllati si controllano da soli!) e vicini alla rapina finale degli sforzi di una vita che sono i risparmi. Se la gente non mette in galera queste poche decine di persone che complottano da secoli e sono vicini all’ obiettivo sarà la fine di ogni libertà , di ogni benessere ,dell’ Italia e della famiglia
E’ urgente che si lotti per nazionalizzare la Banca d’Italia e le principali banche!! Dopo si meriteranno la galera tutti i traditori della nazione tra cui i molti burattini locali dei banchieri oligarchici stranieri
.
Un sovranista convinto

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